Io ballo da sola

L’omaggio di Mounira Al Solh all’eredità culturale dei Fenici
di Marisa Santin

Rivisitando il mito di Zeus, che affonda le radici nella storia dei Fenici, antenati degli odierni libanesi, Mounira Al Solh (1978, Beirut) accosta il presente e la leggenda in modo inaspettato, toccando tematiche di genere ed empowerment.

Pur avendo inventato l’alfabeto, i Fenici, antenati degli odierni libanesi, hanno lasciato pochissime tracce scritte. Tuttavia, città come Biblo, Beirut, Sidone e Tiro testimoniano con le loro vestigia un passato glorioso. Da lì in poi la storia della Fenicia viene assorbita da quella delle civiltà che l’hanno dominata, dalla Grecia di Alessandro Magno all’Impero Romano, ma i miti di questo popolo dalla storia millenaria sopravvivono, in diverse varianti, nei racconti e nelle leggende arrivate fino a noi principalmente attraverso la mitologia greco-romana. Come il mito di Zeus, che su una spiaggia di Tiro prende la forma di un toro bianco per sedurre la bella principessa Europa e portarla con l’inganno fino alle coste di Creta, dove si unisce con lei.

Rivisitando questo episodio, che affonda le radici nell’antica mitologia fenicia, Mounira Al Solh (1978, Beirut) accosta il presente e la leggenda in modo inaspettato, proponendo con A Dance With Her Myth una lettura alternativa, o addirittura invertita, che richiede una sana distanza critica e una buona dose di umorismo. L’installazione si sviluppa attorno ad una barca che simboleggia il viaggio verso l’uguaglianza di genere e l’empowerment: la sua struttura incompiuta indica che il viaggio non è ancora del tutto ultimato. I visitatori si muovono fra dipinti e opere grafiche che promuovono il superamento di norme sociali limitanti per le donne, mentre le maschere incarnano le forze conservatrici che frenano il raggiungimento di una vera emancipazione femminile. Attraverso l’esempio della principessa fenicia Europa, che l’artista salva infine dalla sua condizione, Mounira Al Solh utilizza il mito per esprimersi sul destino imposto alle donne e sulla loro capacità di resilienza, rendendo al contempo omaggio alla ricchezza di questo patrimonio culturale plurimillenario e sempre vivo.

La ricerca di Europa, alla quale l’artista ci invita a partecipare, contribuisce al compimento di un destino femminile liberato dagli dei, che si traduce, ai giorni nostri, in un percorso per il raggiungimento di una condizione di equilibrio tra ruoli nella direzione di una compiuta parità di genere.

Immagine in evidenza: Courtesy La Biennale di Venezia – Photo Andrea Avezzù

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