Ingresso libero
Il Padiglione di Panama, presentato da Museo del Canal Interoceánico de Panamá, indaga l’impatto duraturo della migrazione sugli individui e sull’ambiente circostante attraverso le opere di quattro artisti. Ponte transcontinentale, Panama è stata un centro di transito, commercio e scambio culturale dalla preistoria a oggi.
Recentemente, ha richiamato l’attenzione sul pericoloso viaggio attraverso il “Darien Gap”, una giungla di 26.000 km2 che collega Colombia e Panama – attraversata da oltre 500.000 migranti e richiedenti asilo solo nel 2023 – un viaggio straziante senza infrastrutture o servizi, e senza sicurezza contro abusi, pericoli o violenza. Gli artisti rivelano storie dimenticate (spesso rese invisibili), dall’esplorazione di Giana De Dier della migrazione afro-antillana all’inizio del XX secolo, alle rappresentazioni di Brooke Alfaro di persone che affrontano viaggi impossibili.
Isabel De Obaldía immerge gli spettatori in un’installazione di disegni e sculture in vetro, mentre Cisco Merel riflette sulla sfuggente promessa di un futuro migliore attraverso fango e acciaio. Le opere d’arte sono potenti testimonianze delle difficoltà sopportate per inseguire una vita migliore. Questo padiglione mette in relazione l’arte e l’attuale crisi migratoria, sollecitando l’empatia verso coloro che sono costretti a intraprendere i propri ardui viaggi, quelli che lasciano tracce indelebili sulla terra e sul corpo.
Partecipazione Nazionale alla 60. Mostra Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia
Ingresso libero
Il Padiglione di Panama, presentato da Museo del Canal Interoceánico de Panamá, indaga l’impatto duraturo della migrazione sugli individui e sull’ambiente circostante attraverso le opere di quattro artisti. Ponte transcontinentale, Panama è stata un centro di transito, commercio e scambio culturale dalla preistoria a oggi.
Recentemente, ha richiamato l’attenzione sul pericoloso viaggio attraverso il “Darien Gap”, una giungla di 26.000 km2 che collega Colombia e Panama – attraversata da oltre 500.000 migranti e richiedenti asilo solo nel 2023 – un viaggio straziante senza infrastrutture o servizi, e senza sicurezza contro abusi, pericoli o violenza. Gli artisti rivelano storie dimenticate (spesso rese invisibili), dall’esplorazione di Giana De Dier della migrazione afro-antillana all’inizio del XX secolo, alle rappresentazioni di Brooke Alfaro di persone che affrontano viaggi impossibili.
Isabel De Obaldía immerge gli spettatori in un’installazione di disegni e sculture in vetro, mentre Cisco Merel riflette sulla sfuggente promessa di un futuro migliore attraverso fango e acciaio. Le opere d’arte sono potenti testimonianze delle difficoltà sopportate per inseguire una vita migliore. Questo padiglione mette in relazione l’arte e l’attuale crisi migratoria, sollecitando l’empatia verso coloro che sono costretti a intraprendere i propri ardui viaggi, quelli che lasciano tracce indelebili sulla terra e sul corpo.
Partecipazione Nazionale alla 60. Mostra Internazionale d’Arte – La Biennale di Venezia