Centrale elettronica

Kraftwerk, la musica tra tecnologia e arte
di F.D.S.

Più che un gruppo musicale, l’espressione di una forza rivoluzionaria capace di investire tutto e tutti. Quando la sperimentazione viene elevata all’ennesima potenza e supera i confini del suono, creando “il gruppo più innovativo di sempre”.

Parlare dei Kraftwerk oggi, dopo cinquantadue anni dal loro primo disco e dopo la morte due anni fa di Florian Schneider, uno dei due fondatori, significa parlare della fine della popular music che dominò il mondo dagli anni ’60 in avanti e che per almeno tre decenni fu uno dei più importanti motori del cambiamento culturale delle nuove generazioni. Ma anche della sua persistenza, della volontà di proseguire un’opera di testimonianza di un passato che non esiste più, ma che non è stato sostituito da nessun altro immaginario culturale, che rimane lì in tutta la gloriosa luce di un tramonto già avvenuto ma che ancora non vuole diventare notte. È solo la logica del profitto e del business industriale a mantenere ancora accese queste luci oppure è un’insopprimibile volontà di continuare a celebrare il ricordo di un tempo davvero indimenticabile? Sono 50 anni che esistono i Kraftwerk, il loro primo disco omonimo risale al 1970, e il loro ultimo al lontano 2003. Il gruppo dal 2008 è retto dall’altro co-fondatore, Ralf Hutter, e si divide tra sale da concerto e le grandi centrali dell’arte contemporanea (MoMA, Tate Modern Turbine Hall, Guggenheim di Bilbao Guggenheim Museum di Bilbao) nella riproposizione indefessa della propria storia.

Se ovviamente oggi i Kraftwerk sono un brand da valorizzare senza più nessun investimento nel “nuovo” , dobbiamo però anche sottolineare il posizionamento assolutamente trendy di questo brand. Dopo così tanto tempo è come se la storia riconoscesse loro la paternità di aver trovato quel ‘luogo’ in cui tecnologia digitale e arte coesistono a fondare uno statuto identitario, più che uno specifico tipo di musica; quello del robot umano impassibile, senza sentimenti, che attraversa esperienze e territori con l’aiuto di una musica che porrà le basi dell’elettronica a venire. Non si può non essere d’accordo col critico musicale Eddy Cilia nell’affermare che i Kraftwerk sono stati “il gruppo più innovativo di sempre”.

Nessun gruppo ha saputo esercitare come i Kraftwerk un’influenza totale sulla musica popolare moderna: la new wave sarebbe stata inconcepibile senza di loro (Devo, Ultravox, Depeche Mode, Human League, Cabaret Voltaire, D.A.F. e così via), la disco music di Moroder e soci ebbe la strada spianata dai Kraftwerk, per finire all’ enorme debito di riconoscenza che techno e house devono al gruppo di Düsseldorf. Come si vede, si tratta di un’influenza totale, che non riguardava tanto un modo, peraltro sommo, di intendere la musica (come i Beatles) o l’esistenza (Velvet), piuttosto una visione del futuro, del mondo a venire che rende i Kraftwerk assolutamente unici nel panorama musicale di sempre. Nodo inestricabile di storia, creazione artistica, visione futurista e gestione teutonica di un brand globale, i Kraftwerk arrivano a Padova, al Gran Teatro Geox, il 7 maggio a riproporre il loro immenso catalogo in chiave high-tech.