I capolavori di Armando

A Ca' Pesaro oltre cento opere della Collezione Testa De Angelis
di Fabio Marzari

Gemma De Angelis Testa ha donato alla Città di Venezia una parte cospicua della vasta e importante collezione di opere d’arte raccolte nel tempo con il marito Armando Testa, figura chiave del mondo pubblicitario a livello internazionale.

Con questo significativo lascito, il più importante dai tempi di quello de Lisi Usigli, datato 1961, la Galleria d’Arte Moderna di Ca’ Pesaro si arricchisce di 105 opere d’arte contemporanea tra stampe, sculture, serigrafie, dipinti, arazzi, dal valore complessivo di quasi 20 milioni di euro. La raccolta annovera capolavori di Robert Rauschenberg e Cy Twombly affiancati ai Maestri dell’Arte povera Mario Merz, Michelangelo Pistoletto, Pier Paolo Calzolari, Gilberto Zorio. Il viaggio nell’arte del secondo ‘900 si articola con opere fondamentali della produzione di Anselm Kiefer e con lavori iconici di Gino De Dominicis, Francesco Clemente, Enzo Cucchi, Mario Schifano e ancora sculture di Tony Cragg ed Ettore Spalletti. L’altra metà dell’avanguardia è ben rappresentata nella collezione, con le visioni di Marina Abramovic, Vanessa Beecroft, Candida Hofer, Mariko Mori, Shirin Neshat, tra le altre.

Armando Testa è stato un precursore del minimalismo italiano nella comunicazione e nella grafica pubblicitaria. Le sue realizzazioni più popolari ed efficaci sono stati i segni grafici sintetici, come il celeberrimo Punt e Mes nel 1960, una sfera e mezza che è stata realizzata come scultura nel 2015 nella sua città natale, Torino, come tributo alla sua figura. Il suo era un lavoro che sommava molte propensioni artistiche: disegnatore, pittore, cartoonist, art director, copy e animatore. Nato a Torino il 23 marzo 1917 e venuto a mancare il 20 marzo 1992, Testa ha contribuito a rendere popolari con le sue idee marchi quali il digestivo Antonetto, la birra Peroni, i televisori Philco, i cappelli Borsalino, l’abbigliamento Facis, l’olio Sasso, il Punt e Mes, la Pirelli, la carne in scatola Simmenthal, Saiwa, Citterio, Sanbitter, Esso, Galbani, i liquori della Martini & Rossi.

Egli si definì all’inizio della carriera come un “nato povero, ma moderno”. Era dotato di una vivacità contagiosa, voleva uscire dagli schemi di una cultura che non aveva alcuna considerazione per la professione di “creativo” e di pubblicitario. Così raccontava dei suoi inizi: «A 14 anni sono entrato in tipografia per fare l’apprendista compositore. Pur lavorando in un ambiente vecchio e tradizionale, ero curiosissimo di scoprire quanto di nuovo c’era in giro e leggevo tutte le riviste che mi capitavano sottomano: la curiosità è il primo scalino verso la creatività. Questa passione per le tendenze più nuove in campo grafico e pittorico e l’amore istintivo per l’arte astratta hanno contribuito a formarmi una cultura. Una cultura non razionalmente costruita, ma che proprio per questo mi consente oggi di trovarmi in una situazione di assoluta libertà rispetto alla “cultura ufficiale”».

Oggi le sue opere fanno parte di importanti collezioni museali quali il MoMA di New York, lo Staedelijk Museum di Amsterdam, The Israel Museum di Gerusalemme, il Centro Studi e Archivio della Comunicazione dell’Università di Parma e numerose altre istituzioni internazionali.

 

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