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Adele Re Rebaudengo presenta un nuovo progetto per l'Orto Giardino della Chiesa del SS. Redentore
di Fabio Marzari

Dopo il recupero dei Giardini Reali, Adele Re Rebaudengo con Venice Garden Foundation ha dato il via ai lavori di restauro dell’Orto Giardino della Chiesa del SS. Redentore che sarà riaperto al pubblico a settembre 2024.

È iniziato da pochi giorni il cantiere di restauro finalizzato alla conservazione e gestione del Giardino, con l’Orto, le Cappelle di meditazione, le Antiche Officine, la Serra e l’Apiario, del Convento della Chiesa palladiana del Santissimo Redentore alla Giudecca. Ancora una volta è Venice Gardens Foundation a farsi carico della realizzazione di questo importante lavoro di apertura al pubblico di uno spazio affascinante e inedito, sospeso tra la città e le visioni metafisiche della Laguna.
Tra i vari meriti della Fondazione, presieduta da Adele Re Rebaudengo, molto importante è quello di essere riuscita ad inserire il tema del verde in città come un landmark, riportando i giardini al ruolo centrale che rivestivano in passato. All’avvio dei lavori, avvenuti a fine gennaio, abbiamo parlato con l’infaticabile Adele Re Rebaudengo che ha voluto condividere con noi il sogno e l’entusiasmo per un luogo speciale come l’Hortus Redemptoris, che diverrà un’oasi di pace, aperta al mondo, sotto l’egida dei francescani.

Un nuovo cantiere si è aperto al Redentore. Prosegue la restituzione “urbi et orbi” di giardini e spazi verdi a Venezia da parte della Fondazione da lei presieduta. Come è nata questa folgorazione verso l’Hortus Redemptoris?
La scelta del luogo è venuta tenendo in considerazione più elementi. Il primo è certamente connaturato intimamente a questo luogo meraviglioso, che personalmente ha sempre attratto la mia attenzione ogni qualvolta lo incrociavo con lo sguardo passando sul versante sud Giudecca con la barca. Lo potevo a dire il vero fortunatamente osservare anche da terra, dalle finestre della sede della Fondazione, rivolte verso la chiesa del Redentore, e ancora lo ritrovavo nei miei sogni più belli. Tre personalissimi punti di osservazione che in sé sarebbero stati più che sufficienti nel condurmi verso questo luogo, ma il quarto, più impalpabile, è stato determinante: il “sentire” profondamente la sua natura, la sua storia e il suo significato, esempio tramandato dello spirito francescano, e in particolare cappuccino, del “Paradiso in terra”, ha generato il desiderio di curarlo, preservarlo e farlo conoscere ai visitatori più attenti.

Quale la storia di questa incredibile oasi di pace in città? E quale l’importanza dal punto di vista civile e religioso che assumerà questo recupero?
Il complesso del Redentore, che si estende per circa un ettaro, dal canale della Giudecca fino alla Laguna Sud, venne realizzato dalla Serenissima e da Papa Gregorio XIII come simbolo tangibile di gratitudine e rinascita, in seguito alla peste del 1575-1577. L’Orto Giardino con i suoi frutteti, le erbe officinali, i fiori per l’ornamento degli altari, le aree alberate e l’apiario ha rappresentato per secoli una fonte di sostentamento e di reperimento delle erbe officinali, indispensabili alla vita comunitaria; è considerato da sempre un bene prezioso al quale dedicare grande cura e proficuo lavoro, sia per gli aspetti produttivi, sia per la meditazione e la preghiera.
L’apertura al pubblico, naturalmente regolamentata sia per le modalità di accesso che per gli orari di visita, con grande rispetto verso lo spirito del sito e per la vita quotidiana dei frati, rappresenterà un’occasione speciale per i visitatori in quanto luogo ancora abitato e vissuto, diversamente da molti altri conventi non più attivi. L’intervento di restauro e il progetto di conservazione consentiranno allo stesso tempo ai frati di preservare la loro vita conventuale e ai visitatori di trovare un ambiente sereno. Un progetto che vive grazie all’incontro tra il carisma dell’Ordine dei Frati minori francescani e i valori e la visione di Venice Gardens Foundation. Un incontro che ha permesso alla Fondazione di fare affidamento sulle radici storiche cappuccine, contrassegnate da semplicità e rigore, per interpretare in modo corretto questo giardino che ha 500 anni di storia.

Come procederanno le varie fasi dei lavori e quali i tempi previsti per la loro conclusione?
Il Compendio, mai aperto al pubblico se non in sporadiche occasioni, si presenta profondamente segnato dal trascorrere del tempo e dall’acqua altissima del novembre 2019, che travolgendo il giardino, creò ingenti danni al patrimonio botanico e alle strutture edificate. Per impedire che andassero perse le tracce di una testimonianza di così importante rilevanza paesaggistica, culturale e religiosa, il 19 maggio 2021 il Compendio Monumentale è stato affidato a Venice Gardens Foundation dalla Curia Provinciale dei Frati Minori Cappuccini, con l’autorizzazione della Santa Sede e della Soprintendenza Archeologia Belle Arti e Paesaggio. Il progetto è volto al restauro, alla cura, alla coltivazione e all’apertura ai visitatori nel rispetto dello spirito del luogo attraverso un disegno durevole nel tempo, che riconduce all’importante tradizione dei giardini e degli orti conventuali secondo il principio della sostenibilità e dell’autosufficienza. La Fondazione ha affidato il progetto del restauro botanico a Paolo Pejrone, giardiniere e architetto paesaggista di fama internazionale, e il progetto di restauro architettonico ad Alessandra Raso, architetto impegnato in restauri di importanti complessi storico-artistici e in svariati progetti per molte istituzioni culturali, tra cui la Biennale di Venezia e la Triennale di Milano.
Se vogliamo essere ottimisti, e a me piace sempre esserlo, speriamo di terminare i lavori e di aprire ai visitatori intorno al mese di settembre 2024.
Certamente i lavori del giardino finiranno prima del restauro architettonico sia della Cappella di meditazione, che sarà riportata alla sua originaria funzione, che delle Antiche officine (fabbricati che si trovano in fondo al Giardino) dove un tempo venivano anche cuciti i sai dei frati, luoghi ove presto troveranno posto: una Biblioteca che ospiterà una raccolta di testi, documenti e riviste inerenti al progetto, alla cura e alla conservazione degli antichi orti e giardini; un punto di ristoro dedicato all’accoglienza e all’ospitalità dei visitatori secondo i dettami del rigoroso spirito francescano. Esso richiamerà le atmosfere del refettorio proprio delle antiche strutture monastiche e dello stesso Convento della Chiesa del Santissimo Redentore nel quale, ancora oggi come allora, si percepisce la sacralità del rito del pasto consumato insieme. Luogo semplice e raccolto, aperto sull’Orto Giardino nel versante nord e con la vista sulla Laguna a sud, verrà restaurato e dotato di mobili, utensili e stoviglie interpretati nella loro semplicità, essenzialità e storicità dalla sapiente visione degli artisti e artigiani. Anche la Serra, ritenuta imprescindibile da un modo di fare giardinaggio paziente e rigoroso, restaurata riaffermerà quei valori e quella tradizione virtuosa e operosa, oggi troppo spesso a rischio di un inarrestabile oblio, così come l’Apiario già storicamente presente al Redentore, sarà ripristinato e verranno svolti studi e attività inerenti alla pro­duzione del miele e al benessere delle api.

Giardini Reali e ora Orto Giardino del Redentore: quale relazione intendete costruire tra i due progetti? Quali i punti in comune e quali le peculiarità che connotano i due giardini?
Due giardini che si guardano e che si parleranno (sperando di poterne restaurare presto un terzo, sul quale stiamo lavorando, ma è prematuro ancora parlarne), due giardini che saranno in stretta relazione l’uno con l’altro, pur presentando peculiarità differenti: uno era il giardino dell’imperatore, di una casa reale, quindi giardino di palazzo, ideato per essere il giardino del loisir (svago e divertimento) espressione di un certo tipo di potere, ossia quello temporale; l’altro, invece, era espressione dell’altra forma di potere che ha da sempre connotato le nostre terre, vale a dire quello spirituale, con una connotazione quindi principalmente rivolta ai temi della pace e della spiritualità.
Non dobbiamo dimenticare che Venezia era una città con molti orti e giardini, come attestano sia le celebri incisioni di Jacopo de’ Barbari e di Giovanni Merlo sia le vedute di pittori e fotografi. Ancora oggi ve ne sono molti, alcuni nascosti, come il giardino Eden sempre in Giudecca. Forse potrebbe essere riconsiderata l’idea stentorea di Venezia quale città esclusivamente d’acqua e di pietre poiché è anche una città assai verde. Riconoscerlo, capire l’importanza di questa sua profonda traccia identitaria, ci permetterebbe di avere più coscienza di quanto determinante sia, e sempre di più lo sarà, il ruolo sociale comunitario che un giardino può svolgere in una città, favorendo altresì l’armonioso accordo tra spirito e natura. Oggi i Giardini Reali hanno riacquistato pregio formale e complessità botanica, tornando a rivestire un ruolo centrale per la città; luogo di incontro, luogo di natura per gioirne, conoscerla e rispettarla: questo rappresenta per noi l’esito più bello e importante.

La collaborazione tra soggetti pubblici e privati rappresenta una concreta strada per poter affrontare complesse operazioni di restauro a favore della collettività. Dalla sua esperienza come si potrebbe rendere meno episodica questa buona pratica? E quali i nuovi partner di questo secondo progetto?
È certamente importantissimo il rapporto pubblico/privato. Ai Giardini Reali la Fondazione, avendo ricevuto in concessione un bene demaniale, quindi patrimonio della collettività, ha avuto la possibilità di usufruire dell’efficace strumento dell’Art bonus che consente un importante credito di imposta dell’importo donato, a chi effettua erogazioni liberali a sostegno del patrimonio culturale pubblico italiano, favorendo così, nello specifico, l’importante intervento di Assicurazioni Generali. Anche nel nostro secondo progetto, il Compendio dell’Orto Giardino della Chiesa del Redentore, si è creata una virtuosa sinergia tra pubblico e privato: del costo preventivato complessivamente in 5,5 milioni di euro, i due milioni necessari per il restauro botanico, sono infatti finanziati dall’Unione Europea con i fondi del PNRR Restauro e valorizzazione di parchi e giardini storici, mentre il restauro architettonico, per un valore di circa i tre milioni e mezzo, è reso possibile grazie a sostenitori che intervengono con erogazioni liberali, fuori da ogni classica logica di sponsorizzazione. Mecenati generosi e visionari che hanno compreso lo spirito e il valore del progetto nel suo significato più alto.

I Giardini Reali sono stati premiati come miglior giardino pubblico nel 2022. Quale forza e consapevolezza acquisisce da questo ultimo riconoscimento?
Il ringraziamento per il successo del progetto di restauro dei Giardini Reali va tributato in primis all’architetto Paolo Pejrone, che ha avuto l’idea straordinaria di unire in un unico giardino due visioni: quello all’italiana, con la scansione rigorosa e geometrica delle aiuole, e quello all’inglese, in cui la natura si esprime senza costrizioni, portando la libertà in ciascuna di esse. Ma va anche tributato ai giardinieri della Fondazione che ne curano nel tempo la conservazione e la crescita con l’abilità sintesi delle antiche conoscenze e delle nuove tecniche… un giardino deve essere ascoltato, capito, rispettato, coltivato, nutrito e protetto: una attività continua da generarsi ogni giorno per accompagnarlo a germogliare ancora e ancora, cercando di ritrovare quella troppo spesso dimenticata, ma necessaria, armonia tra natura e essere umano.

 

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