Figura-chiave del repertorio post-romantico francese, il compositore belga ha lasciato ai posteri un’eredità troppo poco conosciuta, oltre ad una costellazione di ferventi discepoli che ne hanno esaltato le qualità stilistiche e umane di grande insegnante e artista sensibile
César Franck nasce a Liegi nel 1822, in una famiglia di melomani. A partire dal 1831 riceve la prima formazione musicale al Conservatorio della città natale, mentre quattro anni dopo, dopo avere debuttato in pubblico, si stabilisce a Parigi, dove studia con Reicha e poi, al Conservatorio, con Zimmermann (pianoforte), Leborne (contrappunto), Berton (composizione) e Benoist (organo). Pedagogo stimato, nominato professore d’organo al Conservatorio nel 1871, è tra i membri fondatori della Société nationale de musique, di cui assume la presidenza nel 1866. Le sue composizioni si distinguono per l’immediatezza di formule armoniche basate su dissonanze che danno colore alle tensioni tipiche dell’ultimo Romanticismo. Questi accordi “franckiani” si trovano in quasi tutta la sua opera, dalle mélodies più intimiste ai grandi pezzi per organo o al repertorio sinfonico. La classe di Franck accoglie un numero incredibile di giovani compositori, alcuni dei quali hanno una venerazione illimitata per colui che veniva soprannominato “papà Franck”. A parte figure atipiche per l’epoca, come le compositrici Mel Bonis e Augusta Holmès, l’universo franckiano si è materializzato per mezzo di una costellazione di discepoli convinti e adoranti: tra questi, d’Indy, Ropartz, Vierne, Chausson, Tournemire.
Per festeggiare il bicentenario della sua nascita e far riscoprire l’universo del compositore al grande pubblico, Palazzetto Bru Zane gli dedica un vasto ciclo di concerti che spazia dalla musica da camera, alla musica sinfonica, alle mélodies e all’opera lirica. Di Franck la storia ha erroneamente tracciato un ritratto di organista austero, diviso tra devozione mistica e un interesse rivolto esclusivamente a una difficile musica strumentale. Quest’immagine oleografica fu coltivata anche dai suoi allievi più fedeli, che ne esaltarono l’onestà, il disinteresse per le mode, ma anche l’intellettualità dei metodi di composizione, per consacrare una corrente della musica francese in grado di contrapporsi all’estetica wagneriana e a quella di Debussy. Ingannata da tali filtri, la posterità ha considerato meritevoli solo una manciata di opere tra le circa cento da lui composte, soprattutto le partiture che si presentano come pezzi unici e danno l’impressione di una genesi priva di esitazioni: il suo Quintetto per pianoforte e archi, la Sonata per violino e pianoforte, il Quartetto per archi sembrano non avere modelli né discendenza. Lo stesso vale per le Béatitudes o per la Sinfonia in re minore, la cui costruzione ciclica si innalza a modello assoluto.
Il Festival a Venezia propone concerti fino al 27 maggio: tra i momenti più importanti, il 9 aprile, in occasione dell’uscita del cofanetto che presenta l’integrale delle mélodies di César Franck, appuntamento da non perdere con il celere baritono greco, Tassis Christoyannis e il pianista Jeff Cohen; il 5 maggio, il concerto Violoncello al femminile con Victor Julien-Laferrière e Théo Fouchenneret, propone la scoperta delle sonate per violoncello e pianoforte composte dalle compositrici Marie Jaëll, Nadia Boulanger et Henriette Renié.
Sebbene lo si ricordi di rado, César Franck ha dedicato quasi la metà delle sue composizioni alla voce. Tale produzione, che ...
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Appuntamento del programma dedicato a L’universo di César Franck, il concerto è frutto della collaborazione tra Ac...
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Protagonista di questo concerto è il violoncello, con la sua fama di strumento a lungo considerato sconveniente nella carriera...
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César Franck è protagonista della programmazione di Palazzetto Bru Zane dopo Édouard Lalo nel 2015, Camille Saint-Saëns e F...
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Nate in una famiglia di musicisti russi, Maria e Nathalia Milstein sono cresciute in un ambiente dove il fare musica insieme è...
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