Immaginario autentico

Nigeria, una Partecipazione che colpisce dritta al cuore e alla testa
di Delphine Trouillard

Nigeria Imaginary è una mostra ambiziosa e multiforme che riunisce un gruppo di otto artisti nigeriani di diverse generazioni, sia del Paese che della diaspora.

Il tema scelto da Adriano Pedrosa per la sua Biennale, Stranieri Ovunque – Foreigners Everywhere offre un’opportunità unica di esplorare i racconti di intersezionalità culturale, migrazione e globalizzazione, in profonda risonanza con l’esperienza africana. In questa edizione numerose sono le nazioni dell’Africa che si presentano alla Biennale per la prima volta o tornano per presentare i propri talenti artistici al mondo, tra questi la Nigeria per la seconda volta presente come Partecipazione Nazionale e quindi con un proprio padiglione a Palazzo Canal a Dorsoduro, tra campo San Barnaba e Campo Santa Margherita. Una mostra ambiziosa e multiforme intitolata Nigeria Imaginary, organizzata da Aindrea Emelife, curatrice del Museo d’Arte dell’Africa Occidentale (MOWAA), che riunisce un gruppo di otto artisti nigeriani di diverse generazioni, sia del Paese che della diaspora: Tunji Adeniyi-Jones, Ndidi Dike, Onyeka Igwe, Toyin Ojih Odutola, Abraham Oghobase, Precious Okoyomon, Yinka Shonibare CBE RA e Fatimah Tuggar. Secondo Emelife, Nigeria Imaginary evoca lo spirito del pionieristico Mbari Club, un centro di attività culturali interdisciplinari post-indipendenza animato dalla convinzione che l’arte sia un “dovere verso la nazione”. Il Padiglione reinterpreta questo concetto attraverso il prisma di una nuova generazione di artisti che esplorano gli immaginari passati, presenti e futuri della Nigeria.

Le questioni decoloniali sono affrontate attraverso la potente installazione di Yinka Shonibare che interroga lo status degli oggetti d’arte africani sottratti durante la colonizzazione. Sotto forma di tempio, Monument to the Restitution of the Mind and Soul sembra restituire la dimensione spirituale di questi artefatti. Il Padiglione include anche opere  relative all’attualità, in particolare alle violenze della polizia perpetrate durante il movimento sociale END SARS che ha scosso il Paese nel 2020. Ne è un esempio impressionante l’installazione Blackwood: A Living Archive di Ndidi Dike, costituita da manganelli sui quali sono etichettati i nomi e le date di nascita e di morte dei giovani nigeriani che hanno subito queste violenze. L’artista collega il suo lavoro al movimento Black Lives Matter. Presentata all’interno di un bellissimo palazzo veneziano residenziale del Settecento, rapidamente restaurato per l’apertura della Biennale, la mostra evidenzia la tensione tra il passato coloniale dell’Europa e le necessarie narrazioni contemporanee di giustizia e restituzione culturale dell’Africa.

Immagine in evidenza: Ndidi Dike, Blackhood. A Living Archive, 2024, Nigeria Imaginary, 2024, installation view

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