Nata a Santiago del Cile, Cecilia Vicuña è poetessa, artista visiva e regista, ha lavorato e vissuto in Europa, America Latina e Stati Uniti. In molte delle sue performance, film e installazioni scultoree, Vicuña utilizza materiali naturali e tradizionali per simboleggiare le lotte politiche e sociali nel suo paese d’origine e oltre. Ne sono un esempio le sue Precarios, serie di piccole installazioni iniziate nel 1966, composte da piume, pietre, bastoncini e altri materiali trovati; e i suoi Quipus, fatti di lana non filata, che sono interpretazioni contemporanee degli antichi quipus, o cordoni annodati usati dagli Inca per comunicare e per scrivere la loro storia. Alla 59. Biennale di Venezia, riceve il Leone d’Oro alla carriera 2022 con la seguente motivazione della curatrice Cecilia Alemani:«Vicuña è un’artista e poetessa, e ha dedicato anni a preservare le opere letterarie di molti scrittori e scrittrici dell’America Latina, svolgendo un encomiabile lavoro di traduzione e redazione di antologie di poesie sudamericane che, senza il suo intervento, sarebbero andate perdute. Vicuña è anche un’attivista che da anni lotta per i diritti delle popolazioni indigene in America Latina e in Cile. Nel campo delle arti visive si è distinta per un’opera che spazia dalla pittura alla performance, fino alla realizzazione di assemblage complessi. Al centro del suo linguaggio artistico c’è una forte fascinazione per le tradizioni indigene e per le epistemologie non occidentali. Per decenni ha lavorato in disparte, con precisione, umiltà e ostinazione, anticipando molti dibattiti recenti sull’ecologia e il femminismo e immaginando nuove mitologie personali e collettive. La maestria di Vicuña consiste nel trasformare gli oggetti più modesti in snodi di tensioni e forze. Molte delle sue installazioni sono realizzate con materiali trovati e detriti abbandonati che l’artista intesse in delicate composizioni, nelle quali il microscopico e il monumentale sembrano trovare un fragile equilibrio: un’arte precaria, al contempo intima e potente».