Contadina di umili origini, senza alcuna formazione artistica e quasi analfabeta, disegnava in grandi formati, illustrava e scriveva poesie, riempiva un taccuino dopo l’altro con disegni, messaggi, visioni che le venivano recapitati dagli “esseri di luce” che la connettevano ad un altro mondo. Veggente e guaritrice, Josefa Tolrà non ha mai lucrato sui suoi doni. Inizia a disegnare attorno ai sessant’anni, trovando nell’arte l’unico sollievo dopo la perdita di due figli. Vivrà tutta la sua vita nel medesimo luogo, lontano dai circoli e ai margini delle correnti artistiche, incanalando nella sua opera quella che lei stessa chiamava la “fuerza fluídica”.