Natura, scienza, arte: la potenza della tecnologia coniugata alla modularità per creare spazi di rappresentazione che «provano a rompere la scatola euclidea in scultura». Queste le parole e il nucleo vivo dell’arte di Loris Cecchini, un instancabile lavoro di ripensamento della scultura. Invitato a confrontarsi con gli spazi fortemente caratterizzati di Ca’ Rezzonico, Museo del Settecento Veneziano, l’artista ci invita a scoprire i suoi Leaps, gaps and overlapping diagrams, una serie di opere modulari che compongono la mostra curata da Luca Berta e Francesca Giubilei, con il supporto di Galleria Continua e in collaborazione con VeniceArtFactory, che inaugura il 21 settembre. Ammirando i magistrali soffitti affrescati da Giambattista Tiepolo, Jacopo Guarana, Giovanni Battista Crosato e Gaspare Diziani, si percepisce quanto essi proiettino un desiderio di sfondamento visivo della gabbia architettonica.
Una comune ansia di scardinamento delle geometrie consolidate ispira gli affreschi settecenteschi e la pratica artistica di Cecchini. Laddove Tiepolo e i suoi emuli proponevano come rimedio la rappresentazione illusoria di uno sfolgorante spazio celeste, Cecchini lavora per sottrazione rispetto alla logica mimetica, elimina la soglia dentro/fuori, registra l’assenza di centro e l’abolizione della forma intesa come convessità intuitivamente comprensibile, riconoscibile, assimilabile a un qualche solido geometrico. Cecchini vuole estrarre la struttura morfologica, esporre il processo, mettere in scena i salti e i buchi dei processi non lineari, per «celebrare la geometria di ogni cosa», senza limitazioni e imprevedibile.