Attraverso le Corderie dell’Arsenale il cammino ideato da Adriano Pedrosa per la sua Foreigners Everywhere – Stranieri Ovunque, tema e titolo della 60. Biennale Arte, porta alla sezione Italiani Ovunque, che si apre all’esperienza sublime di un viaggio attraverso l’Atlantico fino al cuore dell’Avenida Paulista.
Per chi ha avuto il privilegio di visitare la collezione permanente del Museu Masp a San Paolo, la sensazione è insieme di eccitante familiarità e di estraniamento per il ritrovamento di un’esperienza unica ricreata lontano dal suo luogo di appartenenza. Per i brasiliani il sentimento è di orgoglio nel sentirsi protagonisti tra i protagonisti, per tutti gli altri visitatori immagino che la sensazione sia di meraviglia expografica, di apprezzamento per un linguaggio creativo che l’architetta Lina Bo Bardi ha costruito nel momento di genio che l’ha resa eterna. Un vasto tratto delle Corderie è infatti popolato dai famosi cavalletti da lei progettati, rivisitati dallo studio paulista Metro Arquitetos, realizzati in vetro, legno e cemento, materiali per eccellenza prescelti dal Modernismo brasiliano. Ispirata all’idea di togliere dalla parete e collocare tra la gente l’opera d’arte, la sua visione di pinacoteca toglie all’immagine per restituire all’oggetto, mostrando il lato oscuro della storia della pittura. Il verso dei dipinti, infatti, acquista dignità e suscita curiosità per i dettagli di vita delle opere raramente offerti al pubblico. L’allestimento è perfetto per le Corderie, dove il flusso di visita è bidirezionale e l’esperienza cambia a seconda del percorso intrapreso tra i cavalletti che occupano omogeneamente lo spazio.
Pedrosa offre qui al pubblico della Biennale, quindi, la possibilità di vivere un ritaglio felice della storia dell’arte italo-brasiliana attraverso questa sezione denominata Italiani Ovunque, il cui titolo tuttavia, se non fosse per le dichiarazioni del curatore, offre più di una interpretazione. Proporre una sezione caratterizzata dall’identità italiana diasporica è un progetto necessariamente complesso, con questioni aperte che vanno dallo sradicamento all’adattamento, alla ridefinizione delle aspettative, dei sentimenti di appartenenza e di identificazione del migrante. Potrebbe anche essere letta con i connotati negativi del pensiero decoloniale brasiliano, che racconta l’immigrazione europea di fine Ottocento come stigma di una politica di stato di branqueamento, di sbiancamento della cittadinanza brasiliana che, con l’abolizione della schiavitù, era diventata di maggioranza afrodiscendente. Delle tante possibilità di approfondimento che il soggetto della mostra offrirebbe, ad ogni modo la condizione di straniero, il luogo di nascita sulla carta d’identità pare davvero essere il criterio identitario prediletto da Adriano Pedrosa, che in questa sezione rappresenta a tutti gli effetti il vero tratto connettivo, di coerenza con il resto della mostra. Oltre al dato anagrafico del luogo di nascita, determinante per la categorizzazione, Pedrosa ha prediletto per questa sezione principalmente artisti italiani cresciuti nelle Americhe, proponendo opere di collocazione storica diversa. La selezione delle opere esposte è a servizio della valorizzazione del progetto di allestimento di Lina Bo Bardi, la cui apertura si offre ancora oggi a interpretazioni ed espressioni creative assai composite, pur dentro i limiti del cavalletto. Rimane al visitatore l’ampia visione storica offerta, grazie alla quale si è indotti ad approfondire, contestualizzandole per l’appunto storicamente, le poetiche dei singoli artisti. Figure del calibro di Eliseu Visconti, presente con un suo celebre autoritratto, di Alfredo Volpi, di Anita Malfatti, di Waldemar Cordeiro, fondatore del movimento Ruptura e presente con un’opera forse non adeguatamente rappresentativa, di Anna Maria Maiolino, anche lei immensa, Leone d’Oro alla Carriera conferitole proprio da Pedrosa in questa edizione della Biennale. Concluderei citando le parole autobiografiche di Amadeo Luciano Lorenzato, presente anche lui nella sezione Italiani Ovunque, un uomo bianco europeo che incorpora in arte lo spirito della diaspora italiana in lotta per emanciparsi dalla condizione di subalternità:
«Non si sottomette a nessuna scuola/
Né a questa o quella tendenza/
Non appartiene a nessuna cricca/
Dipinge tutto ciò che stuzzica la sua fantasia»
(Lorenzato, 1948)