Identità relazionale

Grenada riflette su opportunità di crescita individuale e collettiva
di Fabio Marzari

No Man is an Island scardina le certezze del pensiero unico, invocando la contaminazione come approccio al mondo e all’arte.

L’isola caraibica di Grenada rinnova la partecipazione alla Biennale Arte con No Man is an Island, mostra curata da Daniele Radini Tedeschi che ospita a Palazzo Albrizzi-Capello le opere di Frederika Adam, Breakfast, Jason deCaires Taylor, Antonello Diodato Guardigli (ADGART), Alma Fakhre, Suelin Low Chew Tung, Gabriele Maquignaz, Lorenzo Marini, Benaiah Matheson, The Perceptive Group, Nello Petrucci. Il Padiglione è costruito attorno al concetto di “relazione”, intesa come presupposto fondamentale per una crescita individuale e collettiva. La morfologia e la tipicità del territorio di Grenada divengono una metafora delle stratificazioni di culture, coabitazioni di tempi, ferite, testimonianze di un presente che abbraccia la storia, confondendosi con altre lingue, altre leggi, altri domini: tutto appare così diverso, seppur nulla sia straniero. «Nessun uomo è un’isola, completo in sé stesso; ogni uomo è un pezzo del continente, una parte del tutto…».

In ogni pianta, in ogni zolla di terra, negli scorci di cielo, sono immersi mille sguardi; sui selciati delle strade risuona il rumore di infiniti passi. Il suggerimento è quello di proiettarsi nel “sistema complesso di un’identità relazionale”. Alcuni artisti ragionano criticamente sulle contraddizioni, sui drammi causati da un “pensiero del sistema”, monolitico nelle sue certezze, frutto di tracotanza e non di una reciprocità che prende sulle spalle l’apertura e la generosità verso il mondo.

Foto in evidenza: Jason deCaires Taylor, Wild Water 2022. Courtesy the Artist. © Jason deCaires Taylor

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