Attraverso il lavoro di otto artisti, la curatrice Aindrea Emelife mostra al mondo una Nigeria tra immaginario, sogno e utopia.
S’intitola Nigeria Imaginary la mostra ideata da Aindrea Emelife, nigeriana-britannica, curatrice di arte moderna e contemporanea al Museum of West African Art (MOWAA) di Benin City. Un titolo senza fronzoli che in maniera molto diretta porta al cuore della mostra, una collettiva di opere nuove, commissionate e site-specific, realizzate da una rosa eterogenea di artisti nigeriani e della diaspora: Tunji Adeniyi-Jones, Ndidi Dike, Onyeka Igwe, Toyin Ojih Odutola, Abraham Oghobase, Precious Okoyomon, Yinka Shonibare CBE RA e Fatimah Tuggar. Otto artisti che attraverso pratiche diverse disegnano nuove possibilità per il Paese indagando da una parte il retaggio del passato coloniale e re-immaginando dall’altra una nuova Nazione, in una sorta di manifesto per un futuro di speranza guidato dalle nuove generazioni. «Mi sono seduta e ho iniziato a pensare a ciò che sento e che il mondo ha bisogno di sapere sulla Nigeria ora – ha dichiarato Emelife in un’intervista.
Essendo una nigeriana della diaspora, ho pensato ai modi in cui ho visto la Nigeria e al modo in cui sento che altre persone guardano la Nigeria. Sono davvero molti modi, l’immaginazione può essere uno strumento così fertile e potente di liberazione. Nell’immaginario, possiamo sognare, ma possiamo anche fare i conti con le idee di utopia». Seconda partecipazione del Paese alla Biennale Arte, Nigeria Imaginary va oltre la mostra per farsi ‘movimento’, evocando la sensibilità del Mbari Club, il leggendario centro per l’attività culturale di scrittori, creativi e musicisti africani, fondato da Ulli Beier a Ibadan a cavallo del periodo pre e post indipendenza, che riunì una costellazione di artisti convinti che l’arte non fosse fine a sé stessa ma una questione pubblica e un dovere verso la comunità.