Nel Padiglione ai Giardini un’installazione audiovisiva esplora il legame tra folklore greco e rappresentazione contemporanea per riflettere sulle tradizioni rurali e le sfide globali.
Non un approccio estetico, ma un’immediatezza emotiva: corpi sonori e visivi occupano lo spazio del Padiglione Grecia ai Giardini, che evoca fatalmente la forma di un magazzino agricolo o l’architettura religiosa tradizionale, offrendo una riflessione sul rapporto tra esperienza folclorica e sua rappresentazione. Xirómero/Dryland è un’installazione audiovisiva ibrida, un’opera unica che si compone di frammenti di ricerca, performance, sequenze sonore e installazioni video, frutto di un lavoro artistico collettivo, curato da Panos Giannikopoulos e promosso da Onassis Culture con il National Museum of Contemporary Art di Atene, sostenuto tra gli altri dal Festival Internazionale del Cinema di Salonicco e dal Festival di Atene-Epidauro. Ideata dall’artista interdisciplinare e compositore Thanasis Deligiannis e dal drammaturgo e filologo Yannis Michalopoulos, realizzata insieme all’artista visiva e regista Elia Kalogianni, al fotografo e documentarista Yorgos Kyvernitis, al tecnico del suono e designer Kostas Chaikalis e all’artista visivo e architetto Fotis Sagonas, l’opera consiste in un impianto di irrigazione agricola che sincronizza in tempo reale gli ambienti sonori, video e luminosi che compongono l’installazione. L’opera indaga l’esperienza di una festa di paese seguendo il suo percorso dalla piazza fino alla periferia e al territorio circostante. Più specificamente, si rifà alle panighíria – feste locali – della Grecia continentale, della Tessaglia e della zona di Xirómero, nella Grecia occidentale, da cui prende il titolo. L’incessante interazione tra performance e realtà che scandisce il ritmo di queste fiere sono al centro del Padiglione greco, che si trasforma portando lo spazio di incontro della comunità dall’esterno all’interno. Tra il rituale e l’intrattenimento, la festa del villaggio trasmette informazioni e si carica di significato. È legata al lavoro agricolo, ma anche genera il ciclo temporale interno alla comunità, che segue il ritmo dell’irrigazione e di altre attività rurali. Aiuta la comunità a formare un’immagine di sé. Allo stesso tempo, però, fonde nozioni contraddittorie: gli spettatori diventano partecipanti, la scena diventa fuori scena, il performativo lascia il posto al quotidiano. Gli artisti si riferiscono all’acqua come a un prisma – un modo di vedere e pensare –, concentrandosi sulla sua scarsità o abbondanza, sulla sua necessità o sul suo spreco, nonché sulle sue connotazioni sociali. L’esaurimento delle risorse è qui collegato all’esaurimento fisico e finanziario. Xirómero/Dryland si propone di mettere in relazione l’esperienza dei costumi locali, geograficamente contestualizzata, con la condizione globale in cui le direttive estetiche cambiano, le tradizioni mutano, la vita rurale e la celebrazione assumono forme diverse, mentre le dimensioni politiche di questi processi rimangono un tema di indagine aperto.