Nel Padiglione all’Arsenale, una filologia dell’immagine unisce l’arte passata e presente di un Paese dalla tradizione millenaria, che ha fatto del viaggio un motivo di eterno richiamo.
La Partecipazione Nazionale della Cina presenta Atlas: Harmony in Diversity, mostra co-curata dal Professor Wang Xiaosong dell’Università di Zhejiang e dal curatore indipendente Jiang Jun. Gli ampi spazi delle cisterne sono suddivisi in due sezioni: Unione ed Eredità. La prima consta di documenti tratti da immagini della Collezione completa di antichi dipinti cinesi, mentre l’altra è composta da opere di sette artisti cinesi contemporanei: Che Jianquan, Jiao Xingtao, Shi Hui, Qiu Zhenzhong, Wang Shaoqiang, Wang Zhenghong, Zhu Jinshi. Nella sezione Unione, cento dipinti provenienti da collezioni di dinastie passate, che si trovano perlopiù oltreoceano, sono esposti in schedari e schermi LED. Queste opere sono state raccolte nella Collezione completa di antichi dipinti cinesi, un progetto complesso durato quasi 19 anni in cui sono stati raccolti 12405 pezzi di antichi tesori appartenenti alla pittura cinese, con più di 3000 pezzi raccolti da istituzioni estere al di fuori della Cina. Nella sezione Eredità, protagonisti sono i sette artisti cinesi contemporanei e le loro nuove creazioni basate su questa incredibile Collezione universale, partendo da diversi elementi pittorici quali architetture, paesaggi, figure, fiori e uccelli, creando una forma di armonia con l’arte e combinandosi con il passato.
Tra Unione e Eredità, la mostra si ispira al Mnemosyne Atlas dello storico dell’arte tedesco del XX secolo Aby Warburg e adotta la metodologia della filologia dell’immagine al fine di preparare ogni opera d’arte. Le tavole relative al tema tentano di collegare i dipinti cinesi di dinastie passate e opere d’arte contemporanea mediante la giustapposizione di più immagini, così da creare un richiamo con la storia delle immagini globali, formando un legame bidirezionale tra la Cina e i paesi stranieri, tra antico e moderno. Un dialogo necessario per ritrovare un percorso misto tra un passato glorioso e un presente globalizzato, in cui sia possibile guardare all’arte in maniera non ideologica, prendendo le mosse da un DNA storico e artistico di enorme importanza, ma non necessariamente limite di definizione di un confine preciso. La consapevolezza di una cultura profondamente radicata, anche nelle tecniche di produzione, per raccontare inoltre quell’enorme lavoro di riappropriazione e catalogazione di un giacimento culturale le cui radici affondano in un trapassato remoto.