L’ora più profonda

Edith Karlson a Venezia con Hora Lupi
di Redazione VeNews
Edith Karlson

Ospitata nella chiesa di Santa Maria delle Penitenti, la partecipazione nazionale dell’Estonia alla Biennale Arte 2024 ricrea un’atmosfera tra notte e giorno: poco prima dell’alba l’arte ci spiega dove le cose nascono e si trasformano.

La 14. partecipazione nazionale dell’Estonia, presente alla Biennale Arte dal 1997, promossa da Estonian Centre for Contemporary Art e sostenuta dal Ministro della Cultura, vede protagonista l’artista Edith Karlson con il progetto espositivo di grande suggestione Hora lupi. Il titolo si riferisce al momento mitico che precede l’alba, quando le cose nascono e scompaiono: un’ora di profonda oscurità ma anche di trasformazione. Si ritiene che sia il momento della notte in cui nasce e muore il maggior numero di persone. Ospitata nella chiesa di Santa Maria delle Penitenti, risalente al XVIII secolo, la mostra è incentrata su una vasta serie di sculture che riproducono autoritratti in argilla realizzati a mano dalle persone che l’artista ha coinvolto nel progetto. Bambini e anziani, funzionari statali e lavoratori comuni compongono una galleria di volti contemporanei posta lungo il perimetro della Chiesa, ispirata alle sculture in terracotta del XIV secolo della chiesa di San Giovanni a Tartu in Estonia, che molto probabilmente raffiguravano cittadini dell’epoca.

Gli spazi centrali sono invece occupati da forme animali e figure antropomorfe di diversa grandezza, offrendo una narrazione esistenziale ed emotiva della natura animalesca degli esseri umani. Karlson descrive come la sincerità e la schiettezza dell’istinto possano talvolta assumere una forma brutale e violenta, ma anche poetica e vagamente ridicola, altre ancora dolce e malinconica. Le sue opere affrontano i sentimenti e le sensazioni più inspiegabili del nostro mondo contemporaneo: paura, malinconia, brutalità e gioia, interrogandosi anche sulla possibilità di redenzione in un mondo che non ne è mai degno.

Foto in evidenza: Edith Karlson. Photo: Alana Proosa / Estonian Centre for Contemporary Art