Specie invasiva

Per la prima volta, la Spagna sceglie un'artista non spagnola per il suo Padiglione ai Giardini
di Irene Machetti

Rivisitando capolavori dell’arte europea del Seicento, la Pinacoteca Migrante di Gamarra Heshiki si trasforma in un anti-museo che riflette sul passato coloniale spagnolo e sulle ombre che dall’imperialismo si allungano fino alla contemporaneità.

Il Padiglione della Spagna (e non è l’unico) si distingue per la scelta rivoluzionaria della prima artista di origine straniera a rappresentare il Paese. Sandra Gamarra Heshiki, infatti, è nata a Lima e abita a Madrid, si muove su una linea sottile che attraversa continenti, culture e memorie storiche. Pinacoteca Migrante è il titolo della sua installazione, una riflessione critica sul passato coloniale spagnolo che esplora il modo in cui le ombre dell’imperialismo continuano a proiettarsi sulla contemporaneità. La Pinacoteca Migrante è un museo immaginario che raccoglie circa cinquanta opere tra dipinti e sculture. Attraverso un processo di appropriazione e trasformazione, Gamarra Heshiki rivisita capolavori dell’arte europea del Seicento, li distorce e li ricontestualizza, mettendo in luce il retaggio disumanizzante del colonialismo. Uno degli esempi più significativi è il suo Retablo de la Naturaleza Moribunda, un’opera a pannelli dorati che richiama i dipinti di Velázquez e Zurbarán, e che trasforma i simboli di opulenza e potere in riflessioni sul degrado e la morte causati dal colonialismo. La pratica artistica di Gamarra Heshiki si fonda sulla copia, un atto che diventa strumento di emancipazione e sovversione.

Attraverso la sua arte, l’artista pone interrogativi sulla legittimità dei musei europei come depositari di un patrimonio che spesso si è costruito attraverso la violenza e l’appropriazione. La copia, anziché essere un atto subordinato all’originale, diventa una forma di riscatto, una maniera per raccontare storie alternative e per ribaltare la narrazione dominante. In Máscaras Mestizas, Gamarra Heshiki affronta il tema del razzismo nascosto nelle opere d’arte del passato. Prendendo spunto dal Gruppo di famiglia in un paesaggio di Frans Hals, inverte la gerarchia visiva del dipinto, facendo emergere il piccolo servitore africano quasi invisibile nell’originale, nascondendo invece le figure europee in un monocromo che le rende evanescenti. L’aggiunta di una coperta termica dorata, utilizzata per salvare i migranti nel Mediterraneo, drammatizza ulteriormente il messaggio di una storia coloniale mai veramente chiusa. Il Padiglione spagnolo si trasforma in uno spazio che invita alla riflessione critica che ha il suo clou nelle sculture del centrale Migrant Garden, che evoca il genocidio dei Charrúas in Uruguay, unendo la memoria storica di un popolo sterminato con l’immagine di una pianta invasiva: un simbolo della migrazione e dell’impatto culturale che non conosce confini. L’arte di Sandra Gamarra Heshiki non è una mera celebrazione della bellezza estetica, ma un atto di resistenza culturale. Attraverso le sue opere, l’artista ci costringe a confrontarci con le complessità della storia, con le ingiustizie del passato e con le sue ripercussioni nel presente.

Immagine in evidenza: Courtesy La Biennale di Venezia – Photo Matteo de Mayda

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