È un viaggio verso l’infinito quello in cui viene a trovarsi chiunque visiti la mostra dell’artista coreano, pioniere della pittura geometrica astratta, ospitata alla Fondazione Querini Stampalia.
Evento Collaterale alla 60. Esposizione Internazionale d’Arte, A journey to the Infinite: Yoo Youngkuk a cura di Kim Inhye si basa essenzialmente su opere realizzate dall’artista negli anni Sessanta e Settanta, periodo in cui Yoo (1916, Uljin – 2002, Seoul) riesce finalmente a dedicarsi esclusivamente alla pittura, dopo i difficili anni del Secondo conflitto mondiale e della Guerra in Corea che lo costrinsero ad interrompere la sua attività pittorica. Isolandosi nel suo atelier, l’artista dà voce a quel profondo e sublime legame che da sempre nutre con i paesaggi naturali della città natale Uljin, in particolare con le montagne in perenne mutazione che continua ad esplorare come in un viaggio senza fine.
Ed è proprio a una montagna che si ispira anche la disposizione della mostra stessa, snodandosi su tre livelli: dal piano terra, in particolare nell’Area Scarpa in diretto contatto con l’adiacente magnifico giardino giapponese, dove sono esposte le stampe e le opere litografiche dell’artista, al primo piano nella sala lettura della biblioteca dove viene offerta una “pausa di riflessione” in cui viene presentata la vita di Youngkuk attraverso un ricco archivio che include anche filmati e fotografie, nonché sue sperimentazioni diverse dalla pittura, per terminare al terzo piano in un’atmosfera da white cube, dove sono esposti una trentina di dipinti realizzati appunto tra gli anni Sessanta e Settanta.
In questo ventennio si assiste a una progressiva evoluzione della sua arte che passa da forme più organiche e semplificate a forme più geometriche, nonché da toni naturalistici a tonalità intermedie che vanno oltre i contrasti dei colori primari dimostrando di aver saputo magistralmente integrare l’arte coreana con i moderni movimenti artistici occidentali, quali Surrealismo e Costruttivismo. Ciò che tuttavia contraddistingue la sua arte e che la mostra pone in debito risalto è il rapporto intimo e particolare che lega Yoo alla natura cangiante che lo circonda e che come una calamita attira il visitatore in quel vortice di colori accecanti e di forme strabilianti in cui si traduce il suo viaggio artistico e personale verso l’infinito.