Il Padiglione ivoriano riunisce cinque artisti di diversa estrazione tecnica e stilistica coordinati dallo scrittore, critico d’arte e curatore camerunense Simon Njami, il quale così presenta il progetto: «Gli africani deportati nelle Americhe e altrove hanno provato disperazione quando si sono resi conto che la strada del ritorno era chiusa per sempre? Forse. Ma hanno trasformato la loro disperazione e la perdita della “lingua madre” in un atto di assoluta resilienza: la nota blu, che […] è ciò che ci permette di cantare la solitudine e la fatica della vita, ma anche la speranza. È la nota che ha permesso agli africani di sopravvivere e vivere».