Con un sottile ma audace atto di sovversione Amanda Ziemele (1990, Riga) trasforma il Padiglione in un organismo vivente, immergendo gli spettatori in un habitat polifonico all’insegna dell’accoglienza. Ispirandosi a Flatlandia di Edwin A. Abbott, Ziemele esplora concetti di dimensioni altre e di ecologie queer, creando un ambiente che riflette profondamente sul tema dell’inclusività. Nel mondo rappresentato dall’artista non ci sono limiti alla comprensione e all’accettazione: la diversità viene celebrata e ogni identità trova il proprio spazio. È un invito a scoprire territori mentali inesplorati, a sfidare norme predefinite e ad abbracciare la complessità dell’esistenza umana.