Matthew Attard (1987, Malta) trae ispirazione da una serie di graffiti storici a tema navale rinvenuti sulla facciata di diversi siti votivi maltesi, incisi nella pietra da anonimi marinai o da semplici passanti come segni di fede e di speranza. Questi disegni risuonano in qualche modo ancora oggi, nell’epoca di Internet, della tecnologia informatica avanzata e dell’intelligenza artificiale, attivando una viva riflessione sul rapporto tra umanità e tecnologia. L’assonanza tra “I” (io) e “eye” (occhio) suggerita dal titolo rimanda alla natura sia oggettiva che soggettiva dell’approccio artistico di Attard.