Il progetto di Nika Špan viene introdotto nel contesto storico di Venezia come un corpo estraneo, un elemento alieno e inaspettato, un’entità enigmatica e innominabile che parla di sé, raccontando la storia del suo ingresso nella sfera dell’arte. In un esperimento che si avvicina alla meta-arte, è dunque l’opera stessa a parlare dell’esperienza artistica, inducendoci a riflettere su concetti quali l’autorialità, la natura della pratica artistica, il valore di un’opera e la legittimazione del fenomeno chiamato arte.