Trenta artisti e collettivi intergenerazionali esaminano i propri contesti di produzione artistica mettendo in discussione le narrazioni prevalenti che contribuiscono a costruire e a mantenere gli stereotipi dell’arte. Attraverso l’esplorazione della memoria collettiva, Wan Acel offre un caleidoscopio intimo e multisensoriale di opere artistiche e di artigianato che invita a porre domande che vanno oltre le superficiali etichette sociali. Invece di chiedere “chi sei?” e “perché sei qui?”, la riflessione proposta dall’Uganda incoraggia a chiedere “come stai?”, in una prospettiva di reciproco sforzo di comprensione ed empatia.