(2024, Giappone, 62')
«Un sorprendente esercizio di metacinema», così Alberto Barbera ha definito il nuovo lavoro del leggendario regista giapponese. Diviso in due parti, il film si regge su un’inconsueta costruzione narrativa. La prima metà è un violento film d’azione che ruota attorno a un sicario incastrato tra la polizia e la yakuza negli oscuri bassifondi della malavita. La seconda parte riprende la stessa storia, scena dopo scena, ma in forma di commedia e parodia, introducendo un improvviso scarto di genere e registro linguistico.
Regista, sceneggiatore e attore, Takeshi Kitano (Tokyo, 1947) ha debuttato nella regia nel 1989 con Violent Cop e da allora ha diretto diciannove lungometraggi. Il suo Hana-bi del 1997 ha vinto il Leone d’Oro a Venezia. Nel 2003 è di nuovo al Lido con The Blind Swordsman: Zatoichi, che si aggiudica il Leone d’Argento per la miglior regia. I suoi lavori spaziano dal dramma d’autore, come Dolls (2002), fino al genere crime, come la trilogia Outrage (2010-2017). Il suo ultimo film Kubi (2023) è stato presentato al festival di Cannes.
Il maestro giapponese torna a Venezia con un sorprendente esercizio di metacinema