(2023, Italia, 74')
Formatosi attraverso la critica cinematografica e la stesura di sceneggiature, Giuseppe De Santis è quasi un’anomalia all’interno della corrente Neorealista nata sul finire della Seconda guerra mondiale. Racconta storie di soprusi, prevaricazioni e violenza, rifiutando però quella messa in scena scarna e quasi documentaristica in voga all’epoca. Per il regista la forma è importante quanto il contenuto ed i virtuosismi della macchina da presa sono una marcia in più per portare avanti il discorso narrativo.
Con capolavori come Riso amaro (1949), Non c’è pace tra gli ulivi (1950) e Roma ore 11 (1952), quest’ultimo nato dall’inchiesta giornalistica del suo giovane allievo Elio Petri, De Santis dipinge degli scenari unici di un mondo spietato, privo di scrupoli.