Da molti definito come il “Picasso iraniano”, a cui lo accomunano i toni scuri e le forme monumentali di animali stilizzati che ne abitano i dipinti e le sculture, oltre che l’intima connotazione politica della propria arte, Mohasses ha segnato profondamente la vita culturale iraniana all’insegna di un rapporto di amore-odio che lo indurrà ad autoesiliarsi a Roma fin dagli anni ‘70. Molte delle sue opere sono state da lui stesso distrutte, ultimo eclatante atto di protesta contro un regime che ne segnò indelebilmente l’esistenza.