L’ha comprato lui per conto di Duchamp l’orinatoio con cui il geniale artista francese partecipò al movimento New York Dada, insieme con Picabia e Man Ray. Un lucano avanguardista innamorato della metropoli, un futurista invaghito del ponte di Brooklyn: «La violenta luminosità dell’elettricità ha provocato una nuova polifonia», scriveva. «L’acciaio è salito fino ad altezze iperboliche». Prima surrealista, infine simbolista, con visioni informate da una religiosità animista e geometrica.