Su un palcoscenico, all’interno di un museo o attraverso videoinstallazioni e fotografie, le sue coreografie puntano a demolire tutte le istanze feudali e patriarcali della società filippina per riflettere sui concetti di identità, politica e rappresentazione queer. La sua danza mette in scena un vero e proprio esorcismo sociologico che colpisce al cuore i pilastri della cultura natia, che l’artista ha potuto rielaborare durante studi coreografici condotti ad Hong Kong e in Belgio per indagare gli stati dell’essere e i differenti modi di abitare il corpo.