Scene di vita a Lagos

I ‘ragazzi’ di Ashadu, tra patriarcato e vulnerabilità
di Marisa Santin

Nel suo nuovo lavoro, Machine Boys, Leone d’Argento alla 60. Biennale Arte, Karimah Ashadu descrive le condizioni di vita dei mototaxi, conosciuti come okada, nella megalopoli di Lagos in Nigeria, dove l’artista è cresciuta.

Con una formazione come pittrice e una carriera maturata nella video arte, il lavoro dell’artista britannico-nigeriana Karimah Ashadu (1985, Regno Unito) ritaglia un preciso spazio di elaborazione artistica trasformando quello che inizialmente può sembrare un classico documentario in un’opera di potente impatto creativo. Già in Plateau, video installazione presentata nell’ambito della mostra Penumbra, promossa da In Between Art Film al Complesso dell’Ospedaletto nel 2022, l’artista dava voce a classi di lavoratori spesso invisibili. Il video ritraeva un gruppo di minatori di stagno nella regione del Jos Plateau in Nigeria mostrando corpi maschili mentre setacciano faticosamente il fango e spostano secchi d’acqua in gesti ripetitivi. In Plateau lo sguardo dell’artista rimane sempre vicino ai lavoratori stremati, le cui gestualità testimoniano la lotta per la sopravvivenza utilizzando tecniche manuali ereditate.

Con il suo nuovo lavoro, Machine Boys, presentato alla 60. Biennale Arte, l’artista sposta l’attenzione sulle condizioni di vita dei mototaxi, conosciuti colloquialmente come okada, nella megalopoli di Lagos in Nigeria, dove l’artista è cresciuta. All’Arsenale, la proiezione di Machine Boys avviene in una stanza viola, colore ispirato dai fari di uno dei motociclisti, ed è accompagnata da un’installazione scultorea in ottone, Wreath, un rilievo intrecciato di pneumatici simile a un medaglione che suggerisce concetti di commemorazione e legittimità. Nel 2022, a seguito di numerosi incidenti e dell’impossibilità di regolamentare l’economia informale degli okada, l’amministrazione della città ha imposto un divieto che ha reso passeggeri e conducenti passibili di reclusione. Con uno sguardo lucidamente femminista, Ashadu esplora le conseguenze di questo divieto, concentrandosi sulle abitudini e sulle sfide quotidiane dei guidatori di okada, che incarnano una particolare concezione di mascolinità. Fra le righe il film mette in luce la loro vulnerabilità, offrendo un ritratto intimo e complesso degli ideali patriarcali nigeriani.

Machine Boys ha guadagnato il plauso della Giuria della Biennale Arte, che ha attribuito a Karimah Ashadu il Leone d’Argento per un promettente giovane partecipante a Foreigners Everywhere, riconoscendole la forza di stravolgere «le ipotesi di genere sullo sguardo e su ciò che è considerato appropriato commemorare», un tributo ad un’opera che esplora con sensibilità e profondità tematiche di vulnerabilità, identità e resistenza, offrendo una riflessione potente e necessaria sulle condizioni socio-economiche e culturali della Nigeria contemporanea.

Immagine in evidenza: Courtesy La Biennale di Venezia – Photo Andrea Avezzù

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