Il poema epico indiano Mahābhārata (“La grande storia dei Bhārata”), composto da centomila strofe in sanscrito, è la più vasta composizione poetica al mondo. La sua prima versione, risalente al IV secolo a.C., è chiamata Jaya, letteralmente “trionfo” o “vittoria,” e viene attribuita al poeta Vyāsa. Secondo la leggenda, Brahmā, il Creatore dell’Universo, concesse la visione dell’intera opera al poeta, che chiese aiuto al dio elefante, Ganesha, per trascrivere il racconto. Il testo, che da Java prese il nome di Bhārata, venne trasmesso oralmente alla corte dei re, crescendo in qualità e quantità man mano che ogni interprete introduceva nuove aggiunte. Intorno al 400 a.C. l’opera venne nominata Mahābhārata. Il testo racconta le gesta eroiche e gli intrighi di due rami di una famiglia, i Pāndava e i Kaurava, tra loro cugini, che si scontrano in una battaglia sanguinosa nell’antica città di Hastināpura. L’opera presenta numerose digressioni, come la Bhagavadgītā, una riflessione filosofica sulla vita e condotta umana. Prima che lo scontro tra i Pāndava e i Kaurava abbia inizio, il dio Krishna rivela ad Arjuna l’importanza di adempiere al proprio dovere con il dovuto distacco e assoluta dedizione.
Peter Brook porta prima sulla scena e poi sul grande schermo il poema epico indiano Mahābhārata. La trasposizione cinematografica era inizialmente di nove ore. Queste sono state ridotte a sei, poi a tre, per premetterne l’uscita nei teatri e i...