L’opera di Mohamed Ahmed Ibrahim (1962), uno dei massimi esponenti dell’arte concettuale emiratina e membro di un affermato gruppo di artisti sperimentali attivo sulla scena artistica del Golfo già dagli anni ‘80, è ispirata dalla profonda vicinanza dell’artista con l’ambiente naturale della sua città natale, Khawr Fakkan, nei pressi delle montagne Al Hajar, sulla costa est dell’Emirato di Sharjah. Già a metà pomeriggio i monti proiettano la loro ombra sulla città, lasciando solo immaginare il tramonto sulla lontana costa occidentale. Così lo spettro dei colori dell’installazione passa dalle tonalità accese ai toni della terra, dal bianco al nero intenso: dall’alba al tramonto. Composta da forme scultoree astratte e organiche a dimensione umana, l’installazione interpreta i corpi in relazione alla loro inscindibilità dalla terra, in un dialogo quasi fisico tra l’artista e la materia impiegata. Pur richiamando alla mente corpi, alberi e animali, le sue figure in cartapesta sfuggono a qualsiasi interpretazione figurativa, lasciando allo spettatore la libertà di decifrarne gli schemi di linee e forme. Raggruppate per colori, le sculture incorporano materiali naturali quali caffè, tabacco e foglie di tè, suggerendo con i loro movimenti ondeggianti l’idea di metamorfosi e mutazione.