Laurent Petitmangin scrisse il suo primo romanzo nel 2020, Quello che serve di notte. Figlio di ferrovieri (e si sente ancora l’eco di quando questa categoria era organizzata avanguardia del socialismo) ora lavora in Air France. Il romanzo ha vinto innumerevoli importanti premi e, pur ambientato in Lorena, narra una vicenda di grande attualità per tutta la cultura occidentale. Il tono è dimesso, la scrittura semplice e parca, salvo qualche concessione lirica: «Dalle nostre parti agosto è il mese migliore… verso le cinque del pomeriggio la luce è la più bella di tutto l’anno. Dorata, intensa, dolce eppure piena di freschezza. Già autunnale… Quella luce siamo noi. È bella, ma non dura, annuncia già il seguito. Racchiude in sé il declino, le giornate in cui di punto in bianco inizia il freddo».
Pierre cresce i suoi due figli da solo. Louis, il più giovane, riesce negli studi e avanza facilmente nella vita. Fus, il maggiore, diventa sempre più schivo e si fa affascinare gradualmente dalla violenza e dai rapporti di forza, avvicinandosi ...
Una modesta famiglia operaia: muore la madre senza voler combattere il cancro che la colpisce, un padre rimane solo con due figli da crescere e a cui stare vicino. Il circolo della sezione socialista è ormai frequentato solo da pochi anziani. Con il figlio più grande una passione in comune, il calcio. È una promessa, il suo soprannome è Fus. Ma avviene l’imponderabile, il ragazzo si avvicina ai gruppi legati all’estrema destra del Rassemblement National di Marine Le Pen. Un omicidio. Il racconto segue gli eventi con gli occhi smarriti di un padre, che ama i figli, ma non sa intervenire. Il lettore che cerca una risposta rimarrà deluso, rimangono solo le domande. La critica ha definito il racconto “Una lunghissima poesia. Una immensa storia d’amore”.