SOUNDTRACK_2024_500

Pavement

a cura diF.D.S.
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  • mercoledì, 4 settembre 2024

Negli anni in cui dominava il grunge di Seattle e provincia, cioè appena sorto l’ultimo decennio del Novecento, negli anni in cui la devozione in musica dei giovani si divideva tra gli anthem addolorati dei Pearl Jam e le canzoni tossiche dei Nirvana, da Stockton, California, esce il talento smisurato di Stephen Malkmus a fondare quella che per tutto il decennio diventerà la band preferita del circuito delle college radio e della X Generation più intellettuale e macerata dai dubbi. I Pavement percorrono tutti gli anni Novanta, dal 1989 al 1999, a formare una traiettoria artistica unica e inimitabile: in sei dischi concentrano un canzoniere strepitoso che è, insieme, confessione personale dei fantasmi interiori del loro leader ed affresco emotivo e psicologico della generazione che in quel decennio si affaccia alla vita.

In queste brevi righe non ha senso soffermarsi sui singoli album e sul loro ruolo lungo l’intero percorso artistico del gruppo: diremo solo che le canzoni dei Pavement sono uniche perché il loro andamento lento ed oscillante (la parola più usata per definire la musica della band è “sghemba”) si fonde con un background di densa elettricità ritmica e i testi delle canzoni scelgono sempre la strada dell’oscurità, ogni tanto rischiarata da un lampo di verità universale. La musica dei Pavement fa intravedere alla X Generation che c’è un luogo in cui sostare, fatto di una misura e di un equilibrio che però brillano solo per un attimo, per poi essere inghiottiti dall’impossibilità costitutiva di indicare una direzione precisa, certa. La musica è molto orecchiabile, oscillante tra pop song e riff elettrico, ed esprime una malinconia nostalgica che però non è mai esplicitamente sconfitta. Il mondo crolla, ma tutto quello che chiedo è un sentiero ombreggiato: sta qui, dentro la banale semplicità di queste parole, il segreto dell’alchimia che portò i Pavement a diventare un gruppo di rilievo mondiale, pur non avendo nulla del fascino iconico e maledetto dei Nirvana o della determinazione politica dei Pearl Jam. Erano dei nerd che per dieci anni seppero parlare ai nerd di tutto il mondo, senza indicare nessuna strada da seguire, che fosse l’annientamento esistenziale o la lotta per cambiare il mondo. Cantavano che il mondo era cambiato, che era appena giunta la fine di ogni certezza…

Pavement's Five
Summer Babe- Winter Version (Slanted and Enchanted)
(1992)

l’idea dell’amore secondo Steven Malkmus, I’m waiting, waiting, waiting forever…

Here (Slanted and Enchanted)
(1992)

Sono vestito per il successo, ma il successo non arriva mai. Nessun altro gruppo seppe descrivere con questa ironia malmostosa la X Generation, o meglio, l’immagine con cui la X Generation si consegnò al mondo.

Cut Your Hair (Crooked Rain, Crooked Rain)
(1995)

Nel 1970 Crosby scrisse un’altra canzone sul taglio dei capelli, Almost Cut My Hair, e sono proprio due mo(n)di all’opposto.

Gold Soundz (Crooked Rain, Crooked Rain)
(1995)

La canzone del gruppo che esprime meglio quel senso retró, di sghemba malinconia nostalgica che è la chiave per entrare nel mondo Pavement fatto di minuscole, indicibili sconfitte quotidiane.

Spit on a Stranger (Terror Twilight)
(1999)

L’atto finale dei Pavement, pochi mesi dopo l’uscita del disco Stephen Malkmus si separa dal gruppo.

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