Le opere di Mire Lee attingono ad un immaginario alieno, trasudano energia entropica, suscitano sentimenti polarizzanti, seducenti e ripugnanti al tempo stesso. Idiosincratiche e spettacolari, le sculture di Lee giocano sulle proiezioni di vorarefilia (desiderio di mangiare qualcuno o essere mangiati), facendosi espressione di solidarietà con le realtà sempre più soffocanti dell’antropocene, conseguenza di un desiderio carnale e insaziabile di potere. Asciugamani, catene, argilla, tubi di silicone e strutture in acciaio si uniscono per formare un organismo tattile, primordiale e tuttavia altamente meccanizzato, in grado di generare pulsioni fasciste ed erotiche.