I lavori di Admassu e Wood (architetture, prodotti di design, installazioni, ricerche) insistono sulla peculiarità della riflessione spaziale della diaspora africana, intendendo definire lo studio come “terreno operativo” dell’incontro tra guscio e contenuto, tra architettura e dinamiche sociopolitiche. L’architettura è reduce di un disconoscimento e di una violenza che hanno come conseguenza «un’eredità di quartieri segregati, infrastrutture compromesse, tossine ambientali e disparità di accesso alle istituzioni finanziarie ed educative». È su queste premesse che lo studio individua ibridazioni e specificità dei mercati postcoloniali in Etiopia, o che raccoglie l’eredità blackness in un Occidente spesso disaggregato, costruendo possibilità, opportunità per pensare a intersezioni esperienziali di nuova efficacia.