Penso a Per chi suona la campana, 1940, di Hemingway e alla lirica di John Donne, da cui è preso il titolo. Nessun uomo è un’isola, la dipendenza degli esseri umani è reciproca. Nulla di più distante da La fonte meravigliosa di Ayn Rand, pubblicato nel 1943. Il protagonista è un uomo al di sopra degli altri, un eroe che può soffrire ma che non si sposta dal proprio credo, per il quale combatte tenacemente. Ispirato alla vita del grande architetto americano Frank Lloyd Wright, oggi non sarebbe apprezzato dagli ambientalisti. Il protagonista fissa «con occhi grigi, freddi, metallici, severi» le rocce di una scogliera e vede materiale per muri, guarda un albero e lo vede trasformato in travi. Eppure il romanzo ha un suo fascino perverso. Vi sono tutti gli ingredienti di successo di un grande racconto ottocentesco.
Un eroe, osteggiato continuamente, che mai devia dalla propria strada, infidi amici che divengono nemici, potenti uomini d’affari con un richiamo a Il grande Gatsby, una donna amata ma in un rapporto di distruzione, gli immancabili intrighi d’ufficio, il self made man, e il tutto nella nascente New York dei grattacieli. Sesso mai, siamo nella puritana America, Alfred Kinsey doveva ancora pubblicare le sue ricerche.
Il regista di The Childhood of a Leader (2015) e Vox Lux, entrambi presentati alla Mostra del Cinema, ritorna a Venezia con un nuovo film, girato in 70mm, che narra la vita di un architetto visionario ma poco incline ai compromessi. Lász...
È anche il romanzo che contiene in nuce le teorie filosofiche dell’autrice.
Ayn Rand, nata Alisa Rozenbaum, russa, ma presto emigrata negli Stati Uniti, fu fondatrice di una corrente filosofica, l’Oggettivismo, oggi tornato con Trump di attualità. La Fonte meravigliosa non è altro che la mente umana, che va lasciata libera nel suo processo creativo, e il credo è che «la felicità individuale sia lo scopo della vita, il successo produttivo la più nobile attività» e che libertà e obbligo non siano in antitesi. Nel romanzo è dato l’esempio del semaforo: la limitazione di passare al rosso «libera dal pericolo di essere travolti da un autocarro». Ma il successo del racconto è nello stile, ogni pagina è in realtà una magnifica sequenza cinematografica. Rand studiò ancora in Russia arti cinematografiche e a Hollywood ebbe il suo primo successo vendendo alla Universal Studios la sceneggiatura di Red Pawn nel 1932. Una curiosità: da un suo romanzo, We the living, vennero tratti due film italiani, Noi vivi e Addio Kira!, entrambi del 1942. Prima osannati dalla critica per il loro anticomunismo, poi con veto censura perché comunque antitotalitari. Nulla di più facile quindi se non utilizzare La fonte meravigliosa per un adattamento cinematografico. E Brady Corbet l’ha fatto per The Brutalist.