Guadagnino è un regista che progredisce di film in film, riuscendo ogni volta a confezionare qualcosa di diverso e unico, senza ripetersi mai. Che fosse un grande regista si era capito da tempo, ma considero questo il suo lavoro più riuscito e risolto. Mi spiace che il film abbia subito dei tagli nella durata rispetto alle originali tre ore e un quarto, perché consideravo per una volta la lunghezza qui assolutamente non eccessiva. Un film visivamente e stilisticamente pazzesco, coraggioso ed oltraggioso, in cui vengono integralmente ricostruiti a Cinecittà interi quartieri della Città del Messico degli anni ’50, una ricreazione volutamente fantastica ed edulcorata però, non una riproduzione realisticamente fedele della bruttezza e dello squallore di zone caratterizzate da una povertà feroce. Daniel Craig nei panni di William Burroughs ci regala, senza esagerazione, l’interpretazione della vita: davvero straordinario, assai coraggioso in alcune sequenze di sesso molto esplicite, ma esemplare nell’affidarsi totalmente a Guadagnino, confermandosi tra i migliori attori oggi in circolazione.
Scampato a una retata antidroga a New Orleans, Lee trova rifugio in una decadente Città del Messico degli anni ‘40. In quella che è nota come la “capitale mondiale del delitto”, Lee si aggira tra locali sempre più sordidi, popolati da individui ai margini della societ...