Un grande Festival si fa con gli ingredienti che si hanno a disposizione “qui e ora”, con quello che arriva e che viene selezionato. Le scelte sono naturalmente alla base di tutto: se uno per gioco volesse andare a ritroso nei mesi scorsi a cercare le pellicole che potevano essere potenzialmente presenti a Venezia e che invece ora non ci sono, capirebbe quanto è stato complicato e ponderato il nostro mastodontico lavoro di selezione. Le scelte rappresentano il fulcro del nostro mestiere, la spina dorsale della nostra progettualità, il tratto distintivo del nostro operare. Scelte che ovviamente si fanno non solo affidandosi a nomi di grido quali Almodóvar, Todd Phillips, Luca Guadagnino o Walter Salles, ma guardando un film valutandone lo specifico potenziale a prescindere dall’argomento trattato, o comunque senza permettere che l’argomento sia un fattore aprioristicamente condizionante, quanto piuttosto un semplice punto di partenza. Fatta una determinata scelta, poi si decide dove collocare il film, cercando di individuare quale sezione può esaltarne gli spunti. Il numero piuttosto limitato di titoli che possiamo selezionare per il Concorso qui a Venezia impone per forza di cose che sia la qualità il criterio guida in sede di scelta, ancora prima del cast, del regista o del richiamo mediatico di un’opera. I lavori che troverete in Concorso sono semplicemente i 21 migliori film candidabili, di questo siamo più che sicuri.
L’apertura del Festival è anche dedicata a Sigourney Weaver, con il riconoscimento a una carriera che l’ha portata ad alternare grandi film per il pubblico a pellicole d’autore dalla circolazione più ridotta ma assolutamente significative. Opere originali e personali che i registi le hanno affidato sapendo con lei di poter con equilibrio cucire l’anima commerciale di un film con quella artistica. I grandi film per il pubblico le hanno garantito una visibilità e una credibilità che è stata ben felice poi di mettere a disposizione di registi esordienti che avevano qualcosa di proprio ed interessante da dire. Mi è sembrata senza dubbio alcuno una figura meritevole da premiare con il nostro prestigioso Leone, protagonista di una carriera che nel meccanismo del cinema industriale aveva a cuore la salvaguardia dell’autorialità più originale e soggettiva.
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