Valeria Bruni Tedeschi è prima di tutto un’attrice e, dopo aver vinto diversi premi per le sue interpretazioni, negli ultimi anni, si è affermata anche come una regista che è riuscita piano piano a imporre il suo stile al contempo delicato e potente, leggero e drammatico.
La vita, le prove vissute o con cui è tuttora si trova a confrontarsi costituiscono la trama di partenza delle sue opere, che si collocano sempre al confine tra realtà e fiction. Dalla fuga della sua famiglia in Francia per scappare alle brigate rosse (È più facile per un cammello…, 2003) alla sua ossessione per la maternità (Actrices, 2007), Bruni Tedeschi offre allo spettatore il romanzo della sua vita, guardandosi bene però dal realizzare film autobiografici. Sceglie attori con cui ha un rapporto intimo (sua madre, Marisa Borini, o il suo ex-compagno Louis Garrel), lasciando loro ampio spazio per interpretare la sua idea e arrivare ad un esito che non avrebbe immaginato. Mettendo in scena i propri problemi in modo ironico e tenero, facendoci ridere e piangere, ci dimostra, come dichiarava dopo l’uscita di Un castello in Italia (2013), che «vedere la vita dalla prospettiva tragicomica è una vittoria».
Tratto dal romanzo L’Intimité di Alice Ferney, adattato dalla regista insieme ad Agnès Feuvre (César 2022 per la migliore sceneggiatura originale con The Divide) e all’autrice e collaboratrice di lunga data Raphaële Moussafir, il film ruota attorno al...
Valeria Bruni Tedeschi interpreta il personaggio di Martine, una ragazza ricoverata in un ospedale psichiatrico dopo esser stata abbandonata dal compagno. Incredibile nel descrivere crisi amorose e rinascite affettive, vince il premio César della miglior promessa femminile
È una storia d’amore come tante, fatta di momenti determinanti che, a differenza delle altre storie, è raccontata “a rovescio”, iniziando dal divorzio. Una lettura inedita ma soprattutto pessimista della vita di coppia. Ineluttabile l’odio che finisce sempre per separare due amanti ancora prima che si conoscano.
Pluripremiato e nominato all’Oscar del miglior film straniero nel 2015, Il capitale umano fotografa la morale confusa dell’Italia di oggi, un paese corrotto, dalle fondamenta putrefatte.
L’attrice e regista fa rivivere la passione dei suoi anni di formazione alla scuola del Théâtre des Amandiers di Nanterre, sotto la direzione di Patrice Chéreau e Pierre Romans, interpretati da Louis Garrel e Micha Lescot. Più che un film sull’apprendimento della recitazione, un affresco sull’apprendimento della vita stessa, quando si è giovani e mossi da un ardente desiderio di recitare e salire sul palco.