È forse il suo nomadismo biografico a far propendere Walter Salles per i film on the road. Nasce a Rio de Janeiro nel 1956, ma il lavoro del padre lo porta in Francia e negli USA, da cui torna in patria per iniziare una carriera nel cinema, partendo da documentari sul Brasile allora per lui sconosciuto. Non è un caso che sia la visione di Professione reporter a farlo decidere di diventare un regista: il film sul viaggio come progressivo straniamento, perdita della propria identità. Talento innato nella rappresentazione dei paesaggi, dotato di uno stile registico fluido e molto americano, Salles non segue fino in fondo gli esiti di Antonioni: per lui il viaggio comincia sempre per cercare un padre che non c’è e che non verrà mai trovato. Ma i risultati veri del viaggio stanno da un’altra parte, ossia nella perdita finale delle proprie certezze e, al contempo, in una crescita interiore attraverso un processo di riappropriazione delle proprie radici. Prendiamo i suoi film principali: Central do Brasil, opera del 1998 che l’ha fatto conoscere al mondo intero, è il viaggio di una donna cinica e anaffettiva e di un bambino che ha appena perduto la madre in un incidente da Rio de Janeiro fino al villaggio di origine del bambino stesso. Quest’ultimo non troverà il padre, ma ritroverà comunque i suoi fratelli, mentre la donna conquisterà a sua volta una nuova dignità e una migliore consapevolezza di sé. Altra coppia di viaggiatori che intraprendono un viaggio lungo il corpo enorme del Sudamerica, I diari della motocicletta (2004), è quella formata dal giovane Ernesto Guevara e il suo amico biochimico Alberto Granado, che poi l’avrebbe seguito nell’avventura cubana. Attraverso la scoperta delle ingiustizie sociali ed economiche che squassano le vite dei minatori cileni e degli indios contadini peruviani, il viaggio diventa l’occasione per una riflessione sulla necessità di uscire dalla comfort zone della propria classe borghese per cominciare a utilizzare griglie di analisi radicali e antagoniste che partono dal grande sogno dei Libertadores: un’America del Sud che dia vita ad un unico Stato, un’unica bandiera. Con On the Road (2012), il film tratto dall’epopea di Jack Kerouac, siamo alla terza coppia di wanderer che attraversa il corpo dell’America del Nord: solo Sal Paradise (che nel film impersona Kerouac) non si farà troppo male a seguito dell’ipercinetismo drogato e nevrotico dei ripetuti viaggi lungo le strade delle infinite frontiere. Sarà Neal Cassady, altro ennesimo padre del cinema di Walter Salles che nessuno troverà mai, a soccombere.
Brasile, 1971. In un Paese stritolato dalla morsa della dittatura militare la vita di Eunice Paiva e dei suoi cinque figli cambia drasticamente dopo la scomparsa del marito, l’ex deputato del Partito Laburista Brasiliano Rubens Paiva. Tratto dall’omonimo libro di memorie d...
Il primo film di Salles sul viaggio fisico come unico mezzo per appropriarsi delle proprie radici, per trasformare l’andare in una consapevolezza della propria Heimat.
Il viaggio che inizia come puro on the road alla scoperta del Sudamerica ad un certo punto diventa un tragitto di formazione politica, di presa di coscienza sul fatto che le ingiustizie sociali provocano un fossato che va superato. Nel lebbrosario peruviano, dove il fiume separa i sani dai malati, nuotando da una riva all’altra; più tardi attraverso la lotta armata. Il film lascia in ombra la drammaticità di questa scelta, ma la fa presagire con dolcezza già nel Guevara ventitreenne.
Salles non spinge mai sulla leva dell’horror in questo thriller psicologico dalle tinte fosche, ambientato nei palazzi popolari di Roosevelt Island dal fascino brutalista.
Sal Paradise e Dean Moriarty si salutano per l’ultima volta a New York nel dicembre del 1951; il 4 gennaio 1952 Ernesto Guevara de la Serna e il suo amico Alberto Granado partono da Buenos Aires con la loro Norton per fare il giro del Sudamerica. Magnifica coincidenza il fatto che i due più decisivi on the road del continente americano si siano susseguiti in pochissimi giorni: conclusosi il primo, subito dopo via l’altro!