Il genio del crimine

La maestria di Fritz Lang in un classico del cinema
di Andrea Zennaro
  • sabato, 31 agosto 2024

Dopo il suicidio di un agente di polizia, un collega cerca di investigare sull’accaduto, ma si trova di fronte ad un muro di gomma da parte dei superiori. Scoprirà una vasta rete di corruzione che lega i vertici della polizia con la criminalità organizzata e pagherà a caro prezzo la sua rettitudine. Un noir da manuale che, nonostante le restrizioni del codice Hays, riesce a trasmettere allo spettatore tutta la carica di violenza insita nella storia: Fritz Lang usa la macchina da presa con la solita maestria, stilizzando la messa in scena. Una delle sequenze più estreme, dove il villain di turno, interpretato da Lee Marvin, getta del caffè bollente sul volto della femme fatale, ustionandola, viene costruita con un rapido montaggio visivo, che pur non mostrando nessun particolare macabro, è un vero colpo allo stomaco per lo spettatore. Il posato poliziotto protagonista, interpretato da un ottimo Glenn Ford, si barcamena tra la feccia della società e il marciume della corruzione che lo circonda, mantenendo un’aura di onestà inscalfibile.

William P. McGivern
Dalle pagine del romanzo di McGivern al capolavoro di Lang

All’inizio della sua carriera cinematografica Lang credeva nel fato che predestinava gli uomini poi, lentamente, smise di crederci e iniziò a rappresentare personaggi che decidevano loro stessi se seguire il male o essere dalla parte del bene. Il genere noir americano, che molto ha preso dall’espressionismo tedesco, trova in Fritz Lang il giusto traghettatore: il regista detestava mostrare la violenza in modo esplicito ed era stato testimone di orribili delitti durante il suo periodo berlinese quando, per approfondire meglio la sua conoscenza del mondo del crimine, lavorava con il distretto di polizia di Alexanderplatz. Più che storie di assassini e criminali Lang preferiva definire i suoi film come rappresentazioni di mali sociali, una messa in scena di situazioni su cui poter far luce e rendere partecipe lo spettatore.

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