Destino rassegnato

Avranas e il dramma dei figli dei richiedenti asilo
di Marisa Santin
  • giovedì, 29 agosto 2024

Sergei e Natalia, con le figlie Katja e Alina, fuggono dal proprio Paese, cercando disperatamente un rifugio sicuro dove costruire un nuovo futuro. Quando la loro richiesta d’asilo in Svezia viene respinta, il sogno si infrange e la piccola Katja cade vittima della Sindrome della Rassegnazione, una condizione patologica che colpisce i bambini e gli adolescenti migranti, inducendoli in un sonno incosciente che può durare mesi o addirittura anni.

Uno stato di totale isolamento dal mondo esterno che è una forma estrema di difesa contro un dolore psicologico insostenibile. Ma Katja non può dormire per sempre… Quiet Life segna il ritorno di Alexandros Avranas a Venezia dopo aver conquistato il Leone d’Argento nel 2013 con Miss Violence, che valse peraltro anche la Coppa Volpi a Themis Panou nel ruolo del padre-orco protagonista. Tra le voci più interessanti del cinema greco, dopo Dark Crimes (2016) e Love Me Not (2017), Avranas torna ad esplorare il mondo adolescenziale e le profondità del dolore umano.

Cos’è la Sindrome della Rassegnazione e da dove hai tratto ispirazione per questa storia?
Nel 2017 ho letto un articolo su The New Yorker riguardante la Sindrome della Rassegnazione, una malattia misteriosa che è apparsa prima in Svezia e successivamente in diverse parti del mondo. Assomigliava alla fiaba della Bella Addormentata, ma senza il lieto fine, o almeno nella maggior parte dei casi. Questo è stato l’inizio di Quiet Life; un film distopico ambientato nella realtà odierna. Molto spesso ho la sensazione che la società in cui viviamo stia diventando sempre più assurda, sempre meno umana. Il film esplora proprio questo: la mancanza di empatia nel sistema che abbiamo creato per servirci, ma che ora dobbiamo servire. Come ci nascondiamo dietro comportamenti politicamente corretti per evitare di relazionarci realmente gli uni con gli altri in quanto esseri umani. Soprattutto, qual è la società che stiamo lasciando ai nostri figli? Il film funziona come una metafora, in cui i bambini rifiutano, consciamente o no, di continuare a vivere in questo mondo duro che abbiamo creato per loro. Spengono semplicemente il loro corpo, inconsciamente, comunicandoci con il loro silenzio che abbiamo dimenticato l’amore, la tenerezza e l’umanità. Che ci siamo persi nell’isolamento, nella disperazione e nel dolore. E il dolore e la povertà non hanno nazionalità. Sono crudeli e spietati, per tutti.

Proprio come in Miss Violence, la famiglia è il palcoscenico della storia. Sebbene il contesto qui sia diverso, è di nuovo un bambino a segnalare preoccupazione e profondo disagio. Perché questa scelta?
Per me, i bambini sono il simbolo della purezza. Anime non formate che noi adulti abbiamo la responsabilità di proteggere. È nostro compito, come adulti, guidarli in questo mondo e insegnare loro come funziona la nostra società – in modo molto protettivo, o in modo molto distorto come in Miss Violence. Ma i bambini diventano specchi di noi stessi, ci confrontano con le nostre decisioni e riflettono le nostre debolezze. In entrambi i film, Miss Violence e Quiet Life, i bambini sono responsabili dell’inizio della fine. Le loro azioni sono il catalizzatore della storia, in cui gli adulti devono agire o essere ritenuti responsabili delle loro azioni e decisioni. Decisioni che sono indissolubilmente legate alla società in cui viviamo, con diritti e bisogni fondamentali come la sicurezza, la libertà e il diritto di esistere; di avere una casa, come in Quiet Life, dove la famiglia cerca asilo in Svezia. Per loro, l’asilo significa più che la cittadinanza in un nuovo luogo, è una questione di vita o di morte, di diritti umani fondamentali.
Mentre in Miss Violence è il sistema familiare a negare questi diritti alle persone al suo interno, in Quiet Life è il più ampio sistema politico a negare questi diritti a un’intera famiglia. Questa è la chiave per comprendere la principale differenza tra i due film: Miss Violence parla della mancanza di amore e dell’assolutismo di un sistema chiuso, mentre Quiet Life celebra l’amore, l’umanità e la libertà.

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