La teoria dell’affetto

Carine Tardieu dirige un'inedita Valeria Bruni Tedeschi sul set de L’attachement
di Delphine Trouillard
  • martedì, 3 settembre 2024

Al suo quinto lungometraggio la regista e scrittrice francese Carine Tardieu è in concorso in Orizzonti con L’Attachement, un film sui legami affettivi e sulla loro evoluzione con protagonista Valeria Bruni Tedeschi.

Quali sono state le principali fonti di ispirazione per la sceneggiatura di L’attachement e come hanno plasmato il modo in cui ha affrontato la messa in scena?
Il film è tratto da un romanzo di cui una battuta mi aveva profondamente colpita: quando il giovane Elliott apprende della morte della madre, commenta «Di già?». Il rapporto particolare con il tempo che ci viene imposto dai bambini ha avuto un grande impatto sulla messa in scena. Fin dalla fase di scrittura, abbiamo scelto di sviluppare il film lungo un periodo di due anni, il tempo del lutto e dell’attaccamento, scandendolo con cartelli che indicano l’età della sorellina. Sono stata molto colpita dall’uso efficace delle ellissi nei film Madres paralelas di Almodóvar e Boyhood di Richard Linklater, entrambi focalizzati sui legami familiari. Anche Noah Baumbach e Claude Sautet, noti per la loro capacità di rappresentare sentimenti complessi con apparente semplicità, mi hanno molto ispirata. Inoltre, la presenza dei bambini sul set, poi, imponeva al contesto una certa leggerezza, con una macchina da presa sufficientemente mobile per riprendere l’imprevisto.

Valeria Bruni Tedeschi
Focus su Valeria Bruni Tedeschi attrice e regista, protagonista de L'attachement di Carine Tardieu

Il tema del legame affettivo è centrale nel film. Come ha voluto affrontare questo argomento nella narrazione e cosa spera che il pubblico ricordi a riguardo?
Durante la scrittura avevo in mente la teoria di John Bowlby, secondo la quale il bambino si attacca prima di tutto a chi si prende cura di lui, spinto da un istinto di sopravvivenza che non è necessariamente sinonimo di affetto. Elliott e Alex si legano prima di tutto alla loro vicina non per chi sia lei, ma semplicemente perché ‘è lì’. Il loro amore crescente è una conseguenza di questa cristallizzazione iniziale. Sandra scopre suo malgrado quanto sia difficile combattere contro i legami di attaccamento quando si impongono. Tuttavia, mi stava a cuore preservare in lei una certa forma di indipendenza, permettendole di rimanere “libera” fino in fondo, affinché il suo attaccamento a questa famiglia non fosse percepito come un sacrificio. Spero che il pubblico possa riflettere su come i legami affettivi si formino e si evolvano, e su quanto sia complesso e talvolta inevitabile il loro impatto sulle nostre vite.

Un film che esplora le dinamiche emotive tra i personaggi. Come ha lavorato con Valeria Bruni Tedeschi per catturare questa intensità e vulnerabilità?
Il personaggio di Sandra è per Valeria quasi contro natura. Con la borsa, gli occhiali e un taglio di capelli piuttosto corto, le abbiamo costruito una silhouette inedita che ha subito adottato. Valeria, di natura calorosa ed espansiva, è solitamente impegnata in ruoli più estroversi, mentre Sandra è descritta nella scrittura come una donna riservata, persino distante, che pondera profondamente le parole. Sul set, ho dovuto costantemente frenare il carattere naturale di Valeria per mantenere il filo del personaggio. Questa lotta interna potrebbe aver contribuito alla vulnerabilità che emerge nella sua interpretazione. La sua recitazione, così organica, ha superato di gran lunga le mie aspettative.

Come si inserisce L’attachement nell’evoluzione della sua filmografia?
Mi affascinava l’idea di realizzare il ritratto di una donna moderna, che non si conforma ai dettami del patriarcato e rivendica la propria indipendenza, assumendo un celibato che non cerca mai di giustificare. Tuttavia, quando viene improvvisamente scossa dall’affetto che le mostrano un bambino e il padre in lutto, vede crollare le sue fondamenta. L’attachement è il mio primo film totalmente impregnato della mia esperienza di maternità. In questo, il mio sguardo di regista è cambiato profondamente.

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