Nicolas Mathieu. Giornalista e scrittore francese nato nel 1978, recentemente alla ribalta anche sui rotocalchi di cronaca rosa. Lo abbiamo conosciuto in occasione di Incroci di Civiltà, la rassegna letteraria dell’Università Ca’ Foscari lo scorso anno. Il romanzo E i figli dopo di loro è del 2018 ed ha vinto il Premio Goncourt. Quasi cinquecento pagine, ma che scorrono sciolte, senza intralci. Le storie iniziano nel 1992 e raccontano vite di adolescenti nella profonda provincia francese. Primi imbarazzati baci, primi spinelli, voglia di sregolatezza e soprattutto di fuga. Parigi per i francesi, ma anche il ritorno al Paese natale per i figli degli immigrati nordafricani. In comune le smisurate baguette con formaggini, auricolari nelle orecchie anche di notte (i telefonini erano ancora troppo costosi), e anche una opinione: «I genitori erano cretini». La musica domina l’atmosfera, reggae, ma anche Cyndi Lauper. I liceali intellettuali leggevano Camus e Alice, i giorni della droga. I genitori a loro volta si lamentavano, si ritrovano al posto dell’adorato pargolo «un mezzo bruto che voleva farsi i tatuaggi, puzzava di piedi e si dondolava come un teppista».
Adattato dall’omonimo romanzo di Nicolas Mathieu (Premio Goncourt 2018), la storia ci riporta all’agosto del 1992 in una valle remota nell’est della Francia, dove le industrie stanno chiudendo i battenti. Per vincere la noia che domina le to...
Poi passiamo al 1994. I baci si fanno più azzardati, «languidi, che si aprivano come bignè ripieni di marmellata», ma sussiste un forte rifiuto verso la vita dei genitori «servili, stanchi morti… con la guida tv, i gratta e vinci». Qualche riflessione sociopolitica si fa più esplicita: «i colletti blu non contavano più niente. Le loro epopee erano passate di moda». Tempo di scelte, liceo. Indirizzo professionale, primi lavoretti, e sempre l’eterna voglia di fuga. È il 1996, i ragazzi diventano maggiorenni, «si trovano scagliati di colpo in un mondo di una ferocia sino ad allora insospettata». Hacine, che aveva tentato il rientro in Marocco per avviare, senza fortuna, un traffico di droga, è il primo a sposarsi e ad avere figli, finendo per ritrovarsi spesso sul divano con il suocero a guardare l’Eurofestival. Anthony ha iniziato il lavoro in fabbrica e vede Steph, il suo amore di famiglia altolocata, partire per il Canada come promessa sposa a un laureato giornalista. Almeno riesce a riconciliarsi con la madre. E la storia sembra ripetersi.