Nel cinquantesimo anniversario dell’uscita al cinema, il documentario di Alexandre O. Philippe traccia il profondo impatto e l’influenza duratura di The Texas Chain Saw Massacre (Non aprite quella porta) di Tobe Hooper su cinque grandi artisti – ...
Alcune sequenze del film del 1974 rimangono indelebili nella mente dopo la sua visione: la porta metallica che Leatherface chiude di scatto davanti a sé dopo aver tramortito la vittima, il nonno cannibale a cui viene dato il martello per dare il colpo di grazia alla ragazza, che però non riesce a tenere l’arma in mano, la risata isterica dell’unica superstite nel finale. Sono queste le vere sequenze scioccanti di uno slasher, molto meno sanguinolento di quello che può sembrare, che ha riscritto i canoni del genere e ha generato un franchise e un filone ancora oggi fertili.
Le trame dei film ispirati a Non aprite quella porta sono simili, con i protagonisti, spesso dei giovani sprovveduti in gita, che casualmente svoltano per una strada sconosciuta e si ritrovano immersi in un inferno popolato da redneck/bifolchi. Lavori strettamente legati al film di Hooper sono Le colline hanno gli occhi del 1977 diretto da Wes Craven, Horror Puppet (Tourist Trap) del 1978, con la splendida partitura di Pino Donaggio, ma anche American Gothic del 1988 con Rod Steiger e Yvonne De Carlo, fino ad arrivare ai film di Rob Zombie e Ti West. L’uso insolito della motosega come arma diverrà, nel ciclo de La casa di Sam Raimi, un’estensione naturale del folle protagonista Ash interpretato da Bruce Campbell. All’epoca il film di Hooper venne distribuito negli States dalla Bryanston Distributing Company del mafioso Louis Peraino, che un paio d’anni prima aveva prodotto il film porno La vera gola profonda.