Concentrandosi sui primi lavori registici di Peter Weir è facile scovare elementi interessanti e personali, che poi saranno presenti anche nei suoi più famosi film hollywoodiani. Il suo anomalo primo lungometraggio Le macchine che distrussero Parigi del 1974 è una pellicola che rappresenta un microcosmo autosufficiente all’apparenza, una piccola cittadina idilliaca australiana che nasconde qualcosa di inquietante. Un dettaglio, che appare di sfuggita per destabilizzare lo spettatore, apre lo sguardo sulla follia: nell’armadietto del medico si vede un trapano elettrico con stampata la croce rossa. Ignari viaggiatori vittime di incidenti d’auto provocati dagli abitanti della comunità si ritrovano catapultati, se sopravvissuti, in un luogo assurdo con giovani ribelli che guidano macchine costruite con i rottami di quelle incidentate, quasi un’anticipazione della saga di Interceptor/Mad Max partita nel 1979 ad opera di George Miller, altro grande regista australiano.
Ne L’ultima onda del 1977 una minaccia ancestrale con echi lontani della cultura aborigena porta ad una catastrofe imminente, simile a un diluvio universale. La Natura selvaggia, violenta e spietata è materia che tornerà in Mosquito Coast (1986), dove il protagonista porta letteralmente alla deriva la famiglia, ed è già presente anche nel paesaggio illuminato, solare ma allo stesso tempo terrificante di Picnic ad Hanging Rock del 1975. Facendo un balzo in avanti nella filmografia del regista ritroviamo il protagonista di The Truman Show (1998), che affronta l’ignoto: per impedirgli di scoprire l’incredibile menzogna in cui è immerso, gli viene scatenata contro una violenta tempesta artificiale.
Nell’aprile del 1805, nei mari davanti alla costa del Brasile, il vascello di sua maestà britannica Surprise viene attaccato e gravemente danneggiato dalla fregata americana Norfolk. Al momento di scegliere se tornare in porto per riparare i danni e curare i feriti oppu...
Un delirante soggiorno nell’outback australiano, dove tutto è imprevedibile.
La scomparsa di tre ragazze e della loro insegnante, in una giornata assolata, scatena le più profonde inquietudini ed angosce.
Tra incubi e diluvi ininterrotti, Sidney è al centro di un imminente cataclisma.
Una corsa contro il tempo, tra le trincee, in un’atroce guerra che cancella ogni illusione giovanile.
Riferimenti orwelliani ma, soprattutto, filo diretto con il romanzo del 1959 di Philip K. Dick Tempo fuori di sesto, titolo originale Time Out of Joint, anche se non citato.