Gianni Canova nel ruolo di Presidente di Giuria Opera Prima è stata una scelta rivendicata con orgoglio da Alberto Barbera, che ne ha elogiato lo sguardo competente, intelligente e libero, lontano dai sentieri dell’omologazione critica sempre più diffusa. Lo abbiamo intervistato per discutere del cinema presente e soprattutto futuro, tra solide convinzioni e forti auspici.
Da Presidente della Giuria Opera Prima, che premia il miglior lungometraggio d’esordio presente nelle diverse sezioni della Mostra, ci può illustrare le regole che detta giuria si è data per funzionare al meglio?
La Giuria Opera Prima valuta, per l’appunto, le opere prime di tutte le sezioni del festival: Concorso (anche se quest’anno non c’è nessuna opera prima), Orizzonti, Orizzonti Extra, Settimana della Critica, Giornate degli Autori, per un totale di una ventina di film, suddivisi in una media di tre al giorno. Non li analizziamo subito dopo la visione, lasciandoli decantare qualche giorno. Ci siamo dati tre momenti di incontro e confronto prima della riunione finale decisiva. Di riunione in riunione analizziamo ogni opera e mettiamo da parte quelle che ci sembrano meritevoli di una considerazione ulteriore. Tenga conto che, a differenza delle altre che hanno a disposizione un rilevante numero di premi, la nostra giuria assegna un premio ‘secco’ che prevede l’assegnazione di 100.000 dollari. Il criterio di base che ci siamo dati è che il nostro compito non è tanto quello di delineare una cartografia dell’esistente, quanto quello di semplicemente premiare i possibili talenti del futuro. Non ci basta, insomma, la nobiltà dei contenuti: vogliamo visioni di un cinema futuro.
La vita di Mona scorre tranquilla, ma quando il figlio Joël le confessa la relazione con Océane, sua compagna nella comunità per disabili, e l’imminente arrivo di un bambino, questa tranquillità viene totalmente sconvolta, mettendo la donna di fronte a scelte che non avr...
Un giorno come tanti altri nella vita di Eyüp, ragazzo povero che si occupa dell’essiccazione e della salatura dei pomodori, sotto il cocente sole estivo, in attesa spasmodica della paga quotidiana. Una storia per capire quanto e come quotidianamente ognuno di noi entri in ...
In un panorama di sostanziale invecchiamento della popolazione, in particolare in Occidente, è strano che il cinema si occupi così poco di anziani. Lo fa questo film della regista statunitense Sarah Friedland, che racconta la storia di Ruth, una donna ottantenne in procinto ...
La giovane Carissa vive con la nonna Wilhelmiena in un piccolo villaggio dei monti Cederberg, in Sud Africa. Vedendola trascorrere le giornate al telefonino nella completa inattività, Wilhelmiena spinge la nipote a fare domanda per un posto di lavoro in un nuovo golf club in ...
Romania, 20 dicembre 1989. Il Paese è sull’orlo della rivoluzione e, mentre gli spettacoli di Capodanno celebrano Ceaușescu, i giovani scendono nelle strade per protestare contro il regime.
Nel contesto di una delle rivoluzioni con la maggiore copertura televisiva de...
Hassan ha trent’anni e vive con la madre nei sobborghi di una grande città. La vita è dura e il giovane lotta ogni giorno con la voglia di abbandonare un lavoro che non lo soddisfa, spinto tuttavia dalla madre a non perdere l’unica fonte di sostentamento della famiglia. ...
La vita felice e spensierata della giovane studentessa Jindřiška va in pezzi quando scopre che il padre è sommerso di debiti. Una mattina la ragazza si sveglia con la casa piena di ufficiali giudiziari, intenti a sequestrare tutto e alla ricerca del padre. Ma non sono i sol...
Al centro della storia troviamo due fratelli, costretti da un padre autoritario ad arruolarsi nell’esercito e vedere segnata così la propria vita. Il rapporto tra loro e quello con il padre guidano lo sviluppo degli eventi, destinati a prendere le pieghe più impensate dura...
Mescolando superstizioni popolari del Sud-Est asiatico e crudo realismo, feng shui e riti vudù, la regista vietnamita racconta la storia di Tam, una donna di mezza età che, dopo aver scoperto la relazione extraconiugale del marito in diretta TV, decide di ricondurlo a sé at...
Il giovane medico Bahaa riceve nella sua clinica la visita di Mahdy, un vecchio amico afflitto da una strana malattia: dal suo corpo sta spuntando della menta, il cui odore inizia ad attrarre le strane ombre che infestano la città. Con il suo primo lungometraggio, il regista ...
Con questa pellicola, il linguaggio lirico e bizzarro del regista anglo-francese si tinge di sfumature dark mantenendo l’estetica originale e cosmopolita che gli ha valso numerosi premi. Due ragazzi si incontrano casualmente tra i boulevard parigini scoprendo una macabra pas...
Un violento uragano sta per abbattersi sulla città di Atlantic Beach, in Florida. Malgrado gli ordini di evacuazione c’è chi sceglie di rimanere: un furtivo cacciatore di tempeste, due giovani fratelli e un’ex cantante country che si prepara per il suo ultimo spettac...
Opera prima del regista torinese di origine iraniane e unico film italiano in concorso alla Settimana delle Critica 2024, il lungometraggio segue le vicende di Issa, un immigrato clandestino che, licenziato dal datore di lavoro, si reinventa come rider. La sfortuna è però di...
Matthias è bello, colto e intelligente e lavora in un’agenzia che si occupa di trovare “amici in affitto”, dove offre – a prestazione – la sua compagnia. Tuttavia, pur eccellendo nei ruoli di fidanzato modello o di figlio brillante, nella vita privata fatica a trova...
Alla regia del suo primo lungometraggio, la documentarista brasiliana si addentra nel cuore dell’Amazzonia per dare voce a migliaia di giovani donne, silenziose vittime di violenza domestica. La storia inizia a Marajó, l’isola fluviale più grande del pianeta, dalla quale...
Dopo un lungo matrimonio, Sima e Behzad decidono di intraprendere strade diverse, mentre la loro giovane figlia Minoo è coinvolta in una storia con l’adolescente Keyvan. Con una narrazione che offre un’istantanea sociale della moderna Teheran, il primo lungometraggio dell...
Makenya ha tredici anni ed è incinta. Alla gravidanza indesiderata si aggiunge il rischio che la sua famiglia venga improvvisamente trasferita. Nel piccolo villaggio attorniato da una piantagione di canna da zucchero, unica fonte di sostentamento dell’intera comunità, l’...
In questo suo primo lungometraggio la sceneggiatrice francese, già assistente alla regia per Jacques Audiard, racconta la storia di Joy, una giovane donna orfana e molto devota il cui orizzonte degli eventi è limitato alla chiesa della piccola e spenta cittadina in cui vive....
Saina, mandriano di giorno e artista a cavallo di notte, interpreta se stesso in questo spettacolare esordio della giovane regista mongola Xiaoxuan Jiang, che offre al pubblico uno schietto ritratto dell’odierna Mongolia, in bilico tra realtà rurale e capitalismo. Sullo sfo...
Confrontiamo l’opera prima di cinquant’anni fa di Nanni Moretti, Io sono un autarchico, con le opere prime di oggi, come, ad esempio, Aftersun, della giovane regista scozzese Charlotte Wells, o April, di Dea Kulumbegashvili. Sono due maniere opposte di concepire un’opera d’esordio, dato che quelle di oggi nascono già come film perfetti, in perfetto autocontrollo, senza nessun difetto di gioventù. Cosa è cambiato in questi cinque decenni? Possiamo studiare l’opera prima come fosse un genere che si modifica nel tempo, oppure è solo il prodotto individuale di un talento individuale?
L’opera prima è modellizzabile in base al momento storico, soprattutto per quel che riguarda i meccanismi produttivi. Le opere prime di qualche decennio fa, quando il cinema era meno assistito, potevano osare l’indipendenza con più determinazione di quanto possa avvenire oggi. Le problematiche oggi connesse alla produzione di un film, ricerca delle risorse economiche in primis, sono così complesse da spingere i debuttanti a cercare subito per i propri lavori una forma compiuta. Per quanto riguarda il mio gusto personale, se debbo scegliere tra un compito ben fatto ma che percorre strade già battute e un’opera prima imperfetta ma di grande talento, sceglierò sempre la seconda.
Se andiamo a vedere l’età dei recenti vincitori del Premio Opera Prima vediamo che comunque si tratta di autori che hanno compiuto i quarant’anni. Possiamo tranquillamente affermare che a quarant’anni nel cinema si è oggi ancora giovani?
Non è mai una questione anagrafica, l’anagrafe è sempre una questione mentale. Certo, è vero che il cinema, anche quello italiano, nel suo periodo più intenso aveva una politica che facilitava l’ingresso dei giovani talenti molto più di quanto non accada oggi. Chi governa il sistema qualche domanda dovrebbe perciò farsela…
Come rettore dello IULM, docente di cinema nella stessa Università, e presidente del Comitato Scientifico del Centro Sperimentale di Cinematografia, cosa ci può dire sulle procedure d’ingresso dei giovani nel mondo del cinema? Alla Mostra vediamo migliaia di giovani appassionati di cinema e sorge quindi spontanea la domanda: quanti di questi potranno realmente vivere di cinema?
Innanzitutto bisogna pensare al cinema come ad uno degli elementi del comparto audio-visivo; metabolizzato questo necessario passaggio, è indubbio che le prospettive occupazionali allora aumentino sensibilmente. È necessario che Università e scuole comincino a capire che devono creare dei buoni tecnici, degli ottimi professionisti, non il Wim Wenders della Garbatella o il David Lynch di Quarto Oggiaro. Quando leggiamo, per esempio, che il primo corto di 4 minuti è definito come “il primo film di …”, allora si capisce bene che il narcisismo autoriale fa davvero dei seri danni. Mentre preparare un professionista in grado di affrontare le produzioni meno autoriali, meno raffinate, ma che concorrono egualmente a determinare lo sviluppo di quell’industria audiovisiva cui accennavo prima, ecco, questo sì mi sembra che dovrebbe essere un dovere, un obiettivo prioritario per chi si occupa di formazione.
Il cinema sta diventando un mestiere di massa, come il design: non è più la professione di qualche grande maestro circondato dai suoi tecnici preferiti. Bisogna fare i conti con questo passaggio decisivo, che ha esteso a dismisura il perimetro del cinema tradizionale, inserendovi i videogames, le serie, le piattaforme streaming, i nuovi media. Da questo punto di vista Venezia compie davvero un tragitto circolare attraversando le polarità opposte di questa industria: da una parte i Classici restaurati, dall’altra Venice Immersive. Cosa pensa del ruolo della musica nel cinema?
Qui a Venezia, in questi giorni, visionando decine e decine di film ho molto riflettuto sull’importanza della musica nel cinema: un uso troppo banale o scontato del suono rovina un film, mentre una musica raffinata può esaltare a dismisura le sensazioni di piacere. La musica può condizionare moltissimo la chimica delle emozioni. Credo che la Biennale dovrebbe porsi seriamente la questione di istituire un premio ufficiale alla colonna sonora.