Sangue e arena. Romanzo ancora molto godibile di Vicente Blasco Ibáñez (1867-1928), uno dei grandi scrittori spagnoli, ma anche sceneggiatore, regista e soprattutto attivista politico dotato di una grande carica umana. Il racconto venne pubblicato nel 1908 ed ebbe subito un successo mondiale. Juan Gallardo, figlio di povero calzolaio, sogna il riscatto sociale diventando un famoso toreador, così come noi italiani sognavamo la boxe o il ciclismo. Sposa riamato una donna di umili origini, ma subisce il fascino perverso di una donna di alta classe (così appare), ritornando perdonato dalla moglie, ma un ultimo sguardo della maliarda in arena gli fa perdere la concentrazione e il toro lo trafigge. Il romanzo è pieno di dettagli. Il primo capitolo, ad esempio, è dedicato alla preparazione del toreador prima di scendere in arena.
Ispirata all’omonimo romanzo spagnolo di Vicente Blasco Ibáñez, la storia raccontata da Rouben Mamoulian nel film Sangue e Arena è una reinterpretazione del celebre film muto del 1922 con Rodolfo Valentino. In questa versione, Tyrone...
Subito divenuto film con la regia dello stesso Ibáñez nel 1906 (opera perduta, ne restano solo 93 metri di pellicola), venne ripresa da Fred Niblo nel 1922 con uno smagliante Rodolfo Valentino. Pettegolezzo: scene girate di mattino per evitare l’odore di aglio di cui Valentino era ghiotto. Grande fedeltà al testo: se il romanzo termina con «Povero toro!.. Improvvisamente il circo rumoroso lanciò un urlo, salutando la continuazione dello spettacolo. Ruggiva la fiera: la vera, la sola», l’ultima didascalia del film recita «la vera bestia con 10000 teste». Di gran pregio anche il film del 1941, Sangue e Arena di Robert Mamoulian, con attori dal fascino magnetico ancora oggi quali Tyrone Power, Rita Hayworth e Linda Darnell. Anche qui un pettegolezzo: i due giorni impiegati per perfezionare i baci tra i due protagonisti costarono alla 20th Century Fox 16000 dollari. Stupende e grandiose le scene della corrida a Città del Messico, la ricostruzione dell’arena di Siviglia negli Studio (trentamila figuranti impiegati per quattro settimane), le feste con i ricchi costumi, la studiata coreografia e l’attenzione nei dettagli: l’assenzio, l’uso dei profumi, il tovagliolo portato da casa alle cene, l’acquasantiera nell’altarino vicino al letto… Grande romanzo, stupendi film.