Voci ribelli

Il regista Nader Saeivar affronta le sfide l'Iran di oggi in una storia al femminile
di Adele Spinelli
  • giovedì, 5 settembre 2024

Il regista e produttore iraniano Nader Saeivar in Orizzonti Extra con The Witness, una storia di ribellione alle opressioni del regime islamico attraverso gli occhi di una donna.

Nel corso della sua carriera, ha esplorato in modo ricorrente il tema del controllo e della manipolazione governativa. Quali nuove dimensioni porta The Witness a questo tema?
In questo film, il tipo di controllo governativo è diverso. Poiché la reazione delle persone alla tirannia e alla dittatura cambia di giorno in giorno, il governo è costretto a mettere in atto altre forme di controllo per mantenere il suo dominio sulla popolazione. Ora, in Iran, la lotta è diventata più pubblica e la paura della gente nei confronti del governo è diminuita notevolmente rispetto al passato. In qualche modo, il governo è stato costretto a ritirarsi in alcune fasi! Per questo motivo, l’atteggiamento reciproco è cambiato. Si può dire che, grazie ai media virtuali di cui chiunque può servirsi, molti eventi che prima restavano segreti vengono ora facilmente rivelati e le persone sono più consapevoli degli avvenimenti politici e sociali.

Proprio come in Three Faces, anche questo lavoro abbraccia una prospettiva femminile. Cosa definisce i protagonisti delle sue narrazioni?
Mi sono ispirato alle donne combattenti iraniane per creare questo personaggio. In particolare, alle madri che hanno perso i loro figli nelle proteste degli ultimi due anni. Per ottenere giustizia e diritti, si sono persino scontrate con il sistema giudiziario e legale iraniano. Ma nessuno ha ancora ascoltato la loro voce. Molte di queste madri si possono vedere per le strade dell’Iran. Gohar Eshghi, come una di queste madri oppresse, è un simbolo della lotta delle madri iraniane.

Chi considera le sue maggiori influenze nel panorama cinematografico?
Come la maggior parte dei registi della mia generazione, sono stato influenzato dal cinema russo e dell’Europa orientale. Perché durante la nostra giovinezza, non era possibile mostrare film americani e dell’Europa occidentale in Iran. Gli anni Ottanta in Iran appartenevano a Tarkovsky, Parajanov, Costa-Gavras, ecc. Ma nella mia vita professionale, incontrare Jafar Panahi e il suo cinema è stato un grande punto di svolta. Il suo sguardo è molto vicino al mio. Era come se avessi preparato tutti i materiali per costruire un edificio, ma non avessi un progetto e non sapessi da dove cominciare. Jafar Panahi mi ha dato questa mappa.

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