Suoni, luci, voci, disegni e oggetti scarni ed essenziali ridisegnano gli spazi della galleria in maniera suggestiva e al contempo radicale grazie alle due installazioni site-specific di Emilio Fantin e Marzio Zorio. La mostra costruisce un percorso inedito della sensibilità, esplora territori intimi e impercettibili, disegna geografie nello spazio della relazione. Fantin si sofferma sul disorientamento e sulla distanza che diventano stati inediti del ricercare un equilibrio tra le cose; Zorio scorge e svela “un inatteso spazio di libertà” proprio in quella condizione rimossa, silenziosa e difficilmente rintracciabile della coscienza individuale e collettiva.